(di Enrica Piovan)
La spesa pensionistica in rapporto al
Pil continuerà a crescere nei prossimi anni fino a toccare il
picco del 17% nel 2040: bisognerà attendere il 2044 perché inizi
un graduale calo. Per la sanità, invece, dopo un lieve discesa
nei prossimi anni, dal 2030 la curva riprenderà a crescere
regolarmente fino al 2050. E' lo scenario tratteggiato dalla
Ragioneria generale dello Stato nel Rapporto sulle Tendenze di
medio-lungo periodo della spesa pubblica in rapporto al Pil per
pensioni, sanità e assistenza alle persone non autosufficienti.
Gli scenari recepiscono, per gli anni 2024-2027, le ipotesi
del quadro macroeconomico tendenziale sottostante al Def 2024.
Considerando la previsione della spesa complessiva per pensioni,
sanità e long time care (Ltc) in rapporto al Pil, dopo il picco
del 25,5% toccato nel 2020, soprattutto per l'impatto del
Covid-19 e il crollo del Pil, negli anni seguenti, con la
ripresa del Pil, "la spesa pubblica complessiva legata
all'invecchiamento della popolazione si riduce di 2,3 punti
attestandosi al 22,8% nel 2025 e al 23,2% nel 2030". A quel
punto il "rapporto riprende ulteriormente a crescere nuovamente
fino al valore massimo del 25,1% nel 2044, per poi assumere un
andamento decrescente che lo porta al 22,6% del Pil nel 2070",
poco sotto i livelli del 2019.
Le previsioni per la sola spesa pensionistica assumono la
forma di un'ampia curva, che dal 15,6% alla fine del 2024,
livello che viene sostanzialmente mantenuto fino al 2028,
aumenta velocemente fino a raggiungere il picco relativo del 17%
nel 2040. Ad alimentare questa crescita, si spiega, l'incremento
del rapporto fra numero di pensioni e numero di occupati indotto
dalla transizione demografica, solo in parte compensato
dall'innalzamento dei requisiti minimi di accesso al
pensionamento. E' solo a partire dal 2044 che il rapporto tra
spesa pensionistica e Pil "diminuisce prima gradualmente e poi
rapidamente portandosi al 16% nel 2050 e al 13,9% nel 2070". A
favorire il calo, l'applicazione generalizzata del calcolo
contributivo, insieme alla stabilizzazione, e successiva
inversione di tendenza, del rapporto fra pensioni e occupati
(con la progressiva uscita delle generazioni del baby boom).
Negli ultimi 20 anni, comunque, l'insieme degli interventi di
riforma del sistema pensionistico, hanno avuto un effetto
positivo: complessivamente, infatti, stima la Ragioneria, hanno
generato una riduzione dell'incidenza della spesa pensionistica
in rapporto al Pil di oltre 60 punti percentuali cumulati al
2060. Di questi, circa un terzo è dovuto agli interventi
previsti con la riforma del 2011, la cosiddetta Fornero; circa
due terzi alle riforme precedenti.
Per quanto riguarda la spesa sanitaria, dopo il drastico
aumento nel 2020 per il Covid e la successiva flessione dovuta
alla previsione di una graduale uscita dallo stato di emergenza,
la previsione del rapporto fra spesa sanitaria e Pil presenta
"una crescita piuttosto regolare fra il 2030 e il 2050": si
prevede che il 6,3% del 2023 e del 2025 salga fino a
stabilizzarsi sopra il 7,2% dal 2050, mantenendo questo tasso
fino al 2070.
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