"Ancora una volta ci siamo ritrovati
di fronte ad una procedura di cassa integrazione, con numeri
quasi raddoppiati di lavoratori rispetto a quella precedente,
senza confrontarci seriamente su una prospettiva che dia
certezze a 20mila lavoratori di tutto il sistema ex Ilva,
compresi le migliaia di lavoratori del sistema degli appalti,
per i quali permane una condizione di grave sofferenza e
incertezza sotto ogni punto di vista". Lo ha detto il segretario
nazionale dalla Uilm e responsabile Siderurgia, Guglielmo
Gambardella, al termine dell'incontro sindacati-azienda al
Ministero del Lavoro a Roma sula richiesta di cassa integrazione
per 5.200 lavoratori avanzata dai commissari.
"Fermo restando l'integrazione salariale alla cigs che deve
essere riconosciuta ai lavoratori - ha proseguito Gambardella,
che all'incontro è stato accompagnato da Davide Spertti,
segretario della Uilm di Taranto -, non si può continuare a
parlare solo di cassa Integrazione, legata alla durata
dell'amministrazione straordinaria, senza avere un percorso di
ripresa di tutte le attività e che ci faccia vedere una
prospettiva di risalita produttiva e di rientro di tutti i 5.200
lavoratori, avendone già 1.600 in cigs nell'Ilva in
amministrazione straordinaria, e che dia garanzie anche ai
lavoratori delle aziende dell'indotto".
"È complicato discutere di cassa integrazione alla vigilia
dell'ennesima procedura di vendita, annunciata dal ministro
Adolfo Urso, per la quale è a noi sconosciuto il perimetro
industriale ed i vincoli dei livelli occupazionali con cui verrà
avviato il bando - ha concluso Gambardella - È indispensabile
avere certezza delle adeguate risorse messe a disposizione per
l'annunciato piano di ripartenza, a partire dal prestito ponte
di 320 milioni, di cui si è ancora in attesa dell'approvazione
da parte della Commissione europea, fra l'altro insufficienti
anche per fare la sola manutenzione di tutti gli impianti".
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