"Riteniamo auspicabile che si avvii
un confronto permanente con le istituzioni per elaborare nuovi
sistemi di governance del settore che permettano una
programmazione virtuosa e accurata della spesa sanitaria in
dispositivi medici, con meccanismi di controllo della spesa
consapevoli e responsabili con l'obiettivo di un Ssn
sostenibile". Lo ha affermato Nicola Barni, presidente di
Confindustria Dispositivi Medici, durante l'audizione delle
Commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato sul disegno di
legge di Bilancio.
"E' necessario bloccare il payback futuro e mitigare
l'impatto sul passato. E' cioè urgente iniziare a risolvere oggi
questo vulnus in modo da dare alle imprese un segnale chiaro",
prosegue. "Non possiamo - ha aggiunto Barni - scaricare sulle
imprese, creando un danno collaterale per la filiera produttiva
e distributiva, il fatto che la spesa non sia stata adeguata a
coprire i reali fabbisogni di salute della popolazione, una
popolazione - ha sottolineato ancora - che vive più a lungo ed è
caratterizzata da un aumento progressivo delle patologie
croniche".
Da qui le richieste dell'associazione: "bloccare il payback
per gli anni 2019-2024 e cancellarlo definitivamente per il
futuro, auspicabilmente già dal 2025; identificare nuove forme
di gestione e controllo della spesa e, nel frattempo, rimodulare
i tetti di spesa dei dispositivi medici per allinearli alla
reale domanda di salute e alla media europea del 7%. Mitigare
l'impatto del payback 2015-2018 attraverso un ulteriore
finanziamento statale, forme di rateizzazione e supporto con
garanzia statale per l'accesso al credito. Posticipare di un
anno i termini di pagamento della tassa dello 0,75% sul
fatturato delle imprese dei dispositivi medici, oggi dovuta al
31 dicembre 2024". Qualora il payback "non fosse immediatamente
bloccato per il futuro e gli sforamenti richiesti alle imprese
fossero confermati senza ulteriori interventi, gli effetti sulla
filiera della salute all'interno degli ospedali e sull'intero
Ssn sarebbero disastrosi. La crisi e il blocco delle catene di
produzione e distribuzione - ha concluso Barni -
significherebbero una minore disponibilità di dispositivi medici
nelle strutture sanitarie pubbliche, un livello di innovatività
nei device significativamente inferiore a disposizione dei
medici con impatto immediato sulla qualità del lavoro di coloro
che operano in corsia".
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