"È necessario un intervento
legislativo di modifica della norma relativa al cosiddetto
Payback sanitario mirato a rimodulare i tetti di spesa che non
possono gravare sulle imprese fornitrici di dispositivi medici
costrette a concorrere, con proprie risorse e in modo
esorbitante e retroattivo, al ripianamento dello sfondamento dei
limiti di spesa regionale, senza tenere conto delle sempre
crescenti difficoltà economico-finanziarie a carico dei
produttori e dei fornitori. Tra questi moltissime micro imprese
del comparto medicale e i laboratori odontotecnici fornitori al
Servizio sanitario nazionale di dispositivi su misura". A
dichiararlo in una nota è Wladimir Fezza, presidente di Cna
Sanità.
Con una specifica sentenza (la numero 140 del luglio 2024) la
Corte costituzionale, ricorda la Cna, ha infatti dichiarato non
fondate le questioni di legittimità costituzionale sollevate
rispetto al payback per quanto attiene il periodo 2015-2018 e,
di conseguenza, ha reso operativo l'obbligo di ripiano a carico
delle imprese fornitrici. Quindi, anche dal 2019 "la norma
rischia di tornare a essere nuovamente applicata nella sua
interezza in assenza di un provvedimento legislativo ad hoc. Va
ricordato che la Corte, con la sentenza numero 139 sempre di
luglio 2024, ha esteso la riduzione del 48% dell'importo,
originariamente posto a carico delle imprese fornitrici di
dispositivi medici, a tutte le imprese e non solo a quelle che
avevano rinunciato al contenzioso", conclude la confederazione.
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