(di Barbara Marchegiani)
L'industria a picco. La discesa della
produzione italiana non si arresta e settembre, per il ventesimo
mese di fila, porta il segno meno. La performance negativa tocca
diversi settori ma a fare peggio sono ancora auto e moda, con
cali che raggiungono le due cifre. In uno scenario, quello
presentato dai dati Istat, che spinge a fare i conti con una
crisi non passeggera. Ma che comunque non vede l'Italia sola nel
panorama europeo. Spunti positivi arrivano invece dalle vendite
al dettaglio, mentre gli occhi restano puntati sulla crescita
economica.
A settembre, la produzione industriale cala dello 0,4%
rispetto ad agosto e scende del 4% rispetto ad un anno prima.
Questa contrazione "si accentua", segnala l'Istat, e dura da ben
venti mesi: bisogna andare indietro fino a gennaio 2023 per
trovare il segno positivo, dopo una serie di meno. Anche il
terzo trimestre chiude negativo, con la produzione industriale
che diminuisce dello 0,6% rispetto ai tre mesi precedenti.
Nel confronto annuo, si vede che tutti i comparti, compresi i
beni di consumo, vanno giù. E tra i settori, aumenta la
fabbricazione di apparecchiature elettriche (+5,9%) e di
computer e prodotti di elettronica (+1,9%), crollano invece la
fabbricazione di mezzi di trasporto (-15,4%) e l'attività delle
industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-10,7%). Se
per l'Italia la macchina produttiva va male, non va meglio per
gli altri principali competitor europei: l'ex locomotiva
Germania fa anche peggio, con la produzione calata a settembre
del 4,6% rispetto allo stesso mese del 2023 e del 2,5% rispetto
ad agosto. Non sfugge neanche la Francia (rispettivamente -0,6%
e -0,9%). Una dinamica riflessa sugli scambi commerciali, mentre
pende il rischio di dazi Usa sulle importazioni.
E la crescita dell'economia resta nel mirino. Nel terzo
trimestre, il Pil italiano è rimasto stazionario rispetto ai tre
mesi precedenti. L'attività economica "ha rallentato rispetto
alla prima metà dell'anno, segnando un risultato peggiore
rispetto ai principali partner europei e alla media dell'area
euro (+0,4%)", segnala lo stesso Istituto di statistica, con la
ripresa della Germania, l'accelerazione della Francia e il
dinamismo della Spagna. Ed è proprio sugli ultimi dati della
crescita italiana che richiama "attenzione perché non sono
completamente incoraggianti" il commissario europeo agli Affari
economici, Paolo Gentiloni, invitando il governo alla "messa a
terra" delle risorse del Pnrr, decine di miliardi.
Ma l'intera economia internazionale, che pure "mostra una
crescita stabile", è tuttavia caratterizzata "da elevata
incertezza e rischi al ribasso" legati alle tensioni
geo-economiche, avverte l'Istat.
Intanto, di fronte al crollo della produzione industriale,
consumatori e imprese non nascondono l'acuirsi dei timori.
L'Anfia (Associazione nazionale filiera industria
automobilistica) sottolinea che la produzione automotive
registra una flessione a doppia cifra per il settimo mese
consecutivo (-30% annuo) e che ancor di più desta "forte
preoccupazione" il taglio di 4,6 miliardi al fondo nella manovra
di bilancio. La Cgil sostiene che i dati dell'Istat "smentiscono
la narrazione del governo" e rilancia l'allarme sugli oltre
120mila lavoratori a rischio tra transizioni e vertenze, di cui
70mila solo nell'automotive.
Sul fronte delle vendite al dettaglio, l'Istat certifica a
settembre, dopo il calo di agosto, una crescita mensile sia in
valore sia in volume (+1,2%), con l'aumento, sopra la media, per
i beni alimentari. Su base annua, la crescita è dello 0,7% in
valore e dello 0,3% in volume. Parla di "spunti di vivacità"
Confcommercio anche se è necessario attendere i prossime mesi
"per comprendere se si tratti di un punto di svolta" nei consumi
delle famiglie. Per fare gli acquisti continuano comunque a
crescere la grande distribuzione e il commercio online e a
calare i negozi. E' "ormai una crisi strutturale per gli
esercizi di vicinato", ammonisce Confesercenti.
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