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>>>ANSA/ Con auto e tessile ancora giù la produzione industriale

>>>ANSA/ Con auto e tessile ancora giù la produzione industriale

Istat, a settembre -4% sull'anno. E' il ventesimo calo di fila

ROMA, 08 novembre 2024, 18:33

Redazione ANSA

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(di Barbara Marchegiani) L'industria a picco. La discesa della produzione italiana non si arresta e settembre, per il ventesimo mese di fila, porta il segno meno. La performance negativa tocca diversi settori ma a fare peggio sono ancora auto e moda, con cali che raggiungono le due cifre. In uno scenario, quello presentato dai dati Istat, che spinge a fare i conti con una crisi non passeggera. Ma che comunque non vede l'Italia sola nel panorama europeo. Spunti positivi arrivano invece dalle vendite al dettaglio, mentre gli occhi restano puntati sulla crescita economica.
    A settembre, la produzione industriale cala dello 0,4% rispetto ad agosto e scende del 4% rispetto ad un anno prima.
    Questa contrazione "si accentua", segnala l'Istat, e dura da ben venti mesi: bisogna andare indietro fino a gennaio 2023 per trovare il segno positivo, dopo una serie di meno. Anche il terzo trimestre chiude negativo, con la produzione industriale che diminuisce dello 0,6% rispetto ai tre mesi precedenti.
    Nel confronto annuo, si vede che tutti i comparti, compresi i beni di consumo, vanno giù. E tra i settori, aumenta la fabbricazione di apparecchiature elettriche (+5,9%) e di computer e prodotti di elettronica (+1,9%), crollano invece la fabbricazione di mezzi di trasporto (-15,4%) e l'attività delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-10,7%). Se per l'Italia la macchina produttiva va male, non va meglio per gli altri principali competitor europei: l'ex locomotiva Germania fa anche peggio, con la produzione calata a settembre del 4,6% rispetto allo stesso mese del 2023 e del 2,5% rispetto ad agosto. Non sfugge neanche la Francia (rispettivamente -0,6% e -0,9%). Una dinamica riflessa sugli scambi commerciali, mentre pende il rischio di dazi Usa sulle importazioni.
    E la crescita dell'economia resta nel mirino. Nel terzo trimestre, il Pil italiano è rimasto stazionario rispetto ai tre mesi precedenti. L'attività economica "ha rallentato rispetto alla prima metà dell'anno, segnando un risultato peggiore rispetto ai principali partner europei e alla media dell'area euro (+0,4%)", segnala lo stesso Istituto di statistica, con la ripresa della Germania, l'accelerazione della Francia e il dinamismo della Spagna. Ed è proprio sugli ultimi dati della crescita italiana che richiama "attenzione perché non sono completamente incoraggianti" il commissario europeo agli Affari economici, Paolo Gentiloni, invitando il governo alla "messa a terra" delle risorse del Pnrr, decine di miliardi.
    Ma l'intera economia internazionale, che pure "mostra una crescita stabile", è tuttavia caratterizzata "da elevata incertezza e rischi al ribasso" legati alle tensioni geo-economiche, avverte l'Istat.
    Intanto, di fronte al crollo della produzione industriale, consumatori e imprese non nascondono l'acuirsi dei timori.
    L'Anfia (Associazione nazionale filiera industria automobilistica) sottolinea che la produzione automotive registra una flessione a doppia cifra per il settimo mese consecutivo (-30% annuo) e che ancor di più desta "forte preoccupazione" il taglio di 4,6 miliardi al fondo nella manovra di bilancio. La Cgil sostiene che i dati dell'Istat "smentiscono la narrazione del governo" e rilancia l'allarme sugli oltre 120mila lavoratori a rischio tra transizioni e vertenze, di cui 70mila solo nell'automotive.
    Sul fronte delle vendite al dettaglio, l'Istat certifica a settembre, dopo il calo di agosto, una crescita mensile sia in valore sia in volume (+1,2%), con l'aumento, sopra la media, per i beni alimentari. Su base annua, la crescita è dello 0,7% in valore e dello 0,3% in volume. Parla di "spunti di vivacità" Confcommercio anche se è necessario attendere i prossime mesi "per comprendere se si tratti di un punto di svolta" nei consumi delle famiglie. Per fare gli acquisti continuano comunque a crescere la grande distribuzione e il commercio online e a calare i negozi. E' "ormai una crisi strutturale per gli esercizi di vicinato", ammonisce Confesercenti.
   

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