/ricerca/ansait/search.shtml?tag=
Mostra meno

Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

>>>ANSA/Migliora autosufficienza alimentare ma import resta alto

>>>ANSA/Migliora autosufficienza alimentare ma import resta alto

Rapporto Ismea. L'Italia prende dall'estero caffè, olio e mais

ROMA, 21 novembre 2024, 18:50

Redazione ANSA

ANSACheck

(di Gianluca Pacella) Registra una maggiore autosufficienza, vicina al 100% la diagnosi 2024 di Ismea sull'agroalimentare italiano ma anche un'alta persistenza alla dipendenza da importazioni in filiere chiave come caffè, olio e mais. Il rapporto economico dell'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, presentato a Roma, fotografa uno stato di salute di un settore che dimostra una maggiore apertura internazionale e una più solida struttura produttiva e logistica, che ha alzato il grado di autonomia delle forniture rispetto ai fabbisogni alimentari.
    L'Italia consolida così il podio con l'argento in Europa in termini di valore aggiunto, grazie a circa il 17% dell'economia del comparto primario dell'Ue, dopo la Francia (17,4%), ma davanti a Spagna (14,7%) e Germania (13,8%). E questo nonostante una riduzione del 3,3%, al netto della dinamica dei prezzi, conseguente a un'annata gravata da eventi estremi come le alluvioni in Emilia Romagna, Toscana e Marche, e le gelate, che hanno interessato il 40% delle aree agricole specie nel Nord-Est e lungo l'Appennino, e siccità al Sud, con danni stimati da Ismea intorno al miliardo di euro. Di contro, rileva Ismea, l'industria alimentare (3/o posto in Ue con l'11,9% distante dal 19,5% della Germania), ha chiuso il 2023 con un risultato migliore con un aumento del valore aggiunto del 16% a prezzi correnti e del 2,7% in volume, rispetto all'anno precedente. Il lattiero-caseario è in testa con il 14,3% del fatturato complessivo mentre i prodotti di punta dell'export, pasta e olio, coprono rispettivamente il 5,7% e il 5,1% del fatturato dell'industria alimentare italiana.
    "I dati - commenta il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida - mostrano in questi due anni risultati eccezionali. Uno è quello della crescita del nostro export, l'altro, che rappresenta la crescita più importante per me, è quella degli investimenti che segnano un aumento del 43,5 per cento".
    Tra gli indicatori chiave, il tasso di approvvigionamento generale inteso come rapporto tra il valore della produzione interna e quello dei consumi, che nel complesso si è attestato, nel 2023, al 99,2%. Frutto, tuttavia, spiega Ismea "di situazioni differenziate a livello di singoli comparti e prodotti". Nello specifico la compresenza di un'agricoltura deficitaria di alcuni prodotti e di un'industria alimentare orientata all'esportazione determina situazioni di significativa dipendenza dall'estero in alcune filiere per l'approvvigionamento di materie prime da trasformare in prodotti caratteristici del made in Italy. Tra i primi dieci prodotti importati ci sono caffè, olio extravergine d'oliva, mais, bovini vivi, prosciutti e spalle di suini, frumento tenero e duro, fave di soia, olio di palma e panelli di estrazione dell'olio di soia. Il grado di autosufficienza dell'Italia per questi prodotti varia dallo 0% nel caso del caffè e dell'olio di palma a oltre il 60% nel caso dei prosciutti, ma sono mais e soia, ingredienti base dell' alimentazione zootecnica, i prodotti che presentano le maggiori criticità. Per l'olio extravergine, di cui l'Italia è il secondo maggiore esportatore mondiale e primo consumatore, le forniture da altri Paesi del bacino Mediterraneo, in primis la Spagna, sfiorano il 50% del fabbisogno nazionale.
    Il bilancio finale, dice il direttore generale Ismea, Sergio Marchi, è di un agroalimentare italiano "solido che, nella sua accezione più estesa dal campo alla tavola, arriva a rappresentare oltre il 15% del Pil nazionale". E il Rapporto, afferma il presidente Ismea, Livio Proietti, "rappresenta lo strumento per cogliere opportunità". L'export si avvia ai 70 miliardi, rileva poi il presidente di Ice Agenzia, Matteo Zoppas, secondo il quale contraffazione e Italian sounding restano temi centrali, visto che sottraggono risorse per 63 miliardi di euro.
    Infine il tema dell'equità lungo la filiera: di 100 euro spesi al negozio per i prodotti trasformati, che implicano un passaggio in più dalla fase agricola a quella industriale, solo 1,5 finiscono in tasca all'agricoltore, 7 euro di utile invece se si tratta di prodotti freschi.
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza