Il governo laburista britannico ha
escluso la concessione di un risarcimento a più di tre milioni
di donne nate negli anni '50 e penalizzate dall'innalzamento
dell'età pensionistica introdotto in passato nel Regno Unito che
avevano lanciato una vasta campagna di mobilitazione chiamata
Women Against State Pension Inequality (Waspi).
La decisione della ministra del Lavoro e delle Pensioni Liz
Kendall, giustificata col fatto che "non sarebbe giusto" per gli
altri contribuenti, ha scatenato forti polemiche. La campagna
Waspi ha descritto la decisione come un "insulto", con la
presidente Angela Madden che ha definito la scelta di ignorare
un parere presentato nei mesi scorsi come "totalmente
ingiustificata". In marzo infatti era stato stabilito il diritto
a un risarcimento da parte del governo, compreso tra le mille e
le tremila sterline per ogni donna, in base al rapporto (non
vincolante) del Parliamentary and Health Service Ombudsman
(Phso), l'autorità garante a cui erano stati sottoposti i casi
di numerose lavoratrici che avevano dovuto attendere più a lungo
prima di godersi il meritato riposo e avevano lamentato una
mancanza di trasparenza e informazione da parte dello Stato. La
decisione del governo di Keir Starmer è destinata ad aumentare
ancora di più i livelli di impopolarità dell'esecutivo
laburista, già criticato per la recente manovra finanziaria
d'autunno contenente un aumento massiccio delle tasse.
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