Nel report l'Istat valuta gli effetti
della riforma delle aliquote e degli scaglioni Irpef e delle
detrazioni da lavoro; dell'eliminazione del Reddito/Pensione di
cittadinanza e dell'introduzione dell'Assegno di inclusione;
della prosecuzione dell'esonero contributivo parziale per i
lavoratori dipendenti e dell'introduzione dell'esonero totale
per le lavoratrici dipendenti madri; dell' indennità una tantum
per i lavoratori dipendenti (Bonus Natale).
Il passaggio dal Rdc all'Adi, impattando negativamente sulle
famiglie con reddito disponibile più basso, aumenta di oltre 2
decimi di punto l'indice di Gini e questo effetto è solo
parzialmente compensato dal lieve effetto positivo connesso alla
riforma dell'Irpef, valutata congiuntamente agli esoneri
contributivi e all'indennità per i lavoratori dipendenti.
Si stima che il passaggio dal Reddito di cittadinanza, già
depotenziato nel corso del 2023, all'Assegno di inclusione
comporti un peggioramento dei redditi disponibili per circa
850mila famiglie (3,2% delle famiglie residenti).
La perdita media annua è di circa 2mila 600 euro e interessa quasi esclusivamente le famiglie più povere.
In tre quarti dei casi si
tratta di nuclei che perdono il diritto al beneficio e nel
restante quarto di nuclei svantaggiati dal nuovo metodo di
calcolo. Per circa 400mila famiglie il passaggio tra Rdc e Adi
non comporta una variazione del reddito disponibile perché
continuano a ricevere lo stesso importo. Infine, un gruppo
esiguo di famiglie (circa 100mila) trae un beneficio dal
passaggio di circa 1.200 euro.
Quanto al fisco, per le famiglie con almeno un percettore di
reddito da lavoro dipendente gli effetti della riforma
dell'Irpef si valutano congiuntamente a quelli delle due forme
di decontribuzione previste per il 2024. In questo gruppo, si
stima che siano 11,8 milioni le famiglie che vedono migliorare,
grazie alle misure, il proprio reddito disponibile, per un
ammontare medio annuo di 586 euro. Si tratta di quasi il 45%
delle famiglie residenti in Italia e del 78,5% delle famiglie
con almeno un lavoratore dipendente. Le famiglie non interessate
dalla decontribuzione ma che beneficiano della riforma
dell'Irpef sono 9 milioni e 600mila (36,8%). Il guadagno
derivante dalla riforma, in termini di minori imposte dirette
dovute, è pari in media a 251 euro all'anno e comporta un
incremento dello 0,5% del reddito disponibile.
Per quello che riguarda infine le donne, sono circa 750mila
le lavoratrici madri che, grazie all'esonero totale dei
contributi, si stima registrino un guadagno, rispetto al 2023,
pari a poco più di 1.000 euro. Un quarto di queste, avendo una
retribuzione annua lorda superiore ai 35mila euro, non erano
destinatarie dell'esonero parziale previsto per i lavoratori
dipendenti nel 2023. Queste ultime, quindi, registrano il
guadagno medio maggiore, pari a oltre 1.800 euro.
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