Con un'incidenza dell'interscambio
sul Pil pari a circa il 73%, contro un dato nazionale del 57%,
il Veneto è la regione italiana più aperta agli scambi
internazionali, terza per esportazioni di beni (13% del totale).
Ma sulle prospettive pesa l'incertezza sulla possibile
escalation di dazi e sugli affanni dell'economia tedesca.
Se n'è parlato oggi a Treviso, nel corso della presentazione
della 4/a edizione dell'Osservatorio Export di Confindustria
Veneto Est con Sace e Fondazione Nord Est, documento che indica
in una forbice compresa tra il -3% ed il +3% la variazione
dell'export regionale rispetto al 2024 da parte della
maggioranza (53,9%) delle 639 imprese interpellate per la
ricognizione.
Il 35,4% attende in ogni caso una crescita ed il
26,2% pone l'accelerazione prevista tra i 3% ed il 10%.
Per cercare di far fronte alle tensioni geopolitiche e agli
irrigidimenti dei protezionismi, gli operatori interpellati
intendono consolidare la propria presenza nei mercati già
presidiati, nel 46,7% e, in molti casi, diversificare le
destinazioni di sbocco in paesi come Usa, Cina, America Latina e
India.
Tra le manovre contemplate nelle strategie delle imprese
venete vi è inoltre la rimodulazione delle reti di fornitura
optando per partner di paesi più vicini o "amici", al fine di
conseguire maggiori garanzie sugli approvvigionamenti.
Negli
ultimi due anni il 31,3% delle aziende ha cambiato almeno un
fornitore strategico, in più della metà dei casi scegliendo
interlocutori in Italia.
Silvia Moretto, consigliere delegato di Confindustria Veneto
Est per gli Affari internazionali, assicura che l'associazione
si concentrerà "sul rafforzamento della presenza delle imprese
all'estero, non solo attraverso il consolidamento nei mercati
già presidiati ma anche l'individuazione di nuove rotte ad alto
potenziale su cui puntare, anche con approcci di filiera, in
particolare per le imprese medie e piccole, grazie agli
strumenti di conoscenza, di relazione e di supporto di sistema.
Questo è l'approccio da adottare per aumentare le geografie di
esportazione e massimizzare le opportunità. L'obiettivo -
conclude - è consolidare la fiducia e i segnali di tenuta della
domanda estera".
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