"Il brusco cambiamento
nell'orientamento della politica
commerciale statunitense, con l'annuncio dell'imposizione di
dazi su ampie categorie di prodotti e nei confronti di un'ampia
platea di paesi, minaccia di ridimensionare notevolmente gli
scambi mondiali, almeno nel breve periodo", prosegue.
L'Unione europea è più vulnerabile "a causa di un'apertura
commerciale quadrupla rispetto a quella degli Stati Uniti e più
che doppia di quella cinese - riporta -.
A ciò si somma un
ulteriore elemento di difficoltà: il mercato unico europeo,
nonostante gli evidenti progressi di integrazione, presenta
tuttora notevoli rigidità (soprattutto a confronto con quello
statunitense) che si manifestano in significative barriere non
tariffarie agli scambi interni, in particolare nei servizi.
Appare dunque difficile, almeno nel breve periodo, immaginare la
possibilità di compensare le restrizioni dei flussi sui mercati
extra-Ue con la domanda interna Ue".
"Tra la crisi finanziaria del 2007 e la pandemia era già
osservabile una progressiva polarizzazione degli scambi, con una
distinzione delle reti intorno ai due attori principali: Stati
Uniti e Cina", prosegue, spiegando che "l'Ue è rimasta al
momento nella sfera gravitazionale statunitense, con una
intensificazione del commercio intra-area che, anche come
reazione agli shock di inizio decennio, è proseguita almeno fino
al 2022.
Le prospettive future sono tuttavia molto incerte, alla
luce dei recenti accadimenti politici ed economici nei rapporti
tra Ue e Stati Uniti".
Quanto all'Italia, "nel 2024 l'Italia il quarto paese UE più
esposto sui mercati extra europei", destinando quasi la metà del
valore delle proprie esportazioni al di fuori dell'Ue e il 10%
negli Usa. E "nel periodo 2019-2024 il mercato statunitense ha
continuato ad accrescere il proprio peso sulle esportazioni di
pressoché tutti i settori manifatturieri italiani".
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