In Emilia-Romagna il 2024
dell'industria si è aperto con il segno meno in quasi tutti i
settori, ad amplificare i segni negativi arrivati nell'ultimo
trimestre del 2023. Nei primi tre mesi di quest'anno la
produzione delle pmi è calata del 3,7% e il fatturato del 3,5%.
Pesa la frenata dell'export, tradizionale punto di forza delle
imprese del territorio, che perde l'1,1% appesantito
dall'andamento di Germania e Stati Uniti, i primi due mercati.
Gli ordini complessivi calano del 2,1%, invariati - e questo è
un elemento che dà speranza per il proseguimento dell'anno -
quelli dall'estero.
I dati sono stati rilevati dal Centro studi di Unioncamere
Emilia-Romagna, nell'ambito della congiuntura economica
presentata oggi a Bologna con Intesa Sanpaolo e Confindustria
Emilia-Romagna. Secondo Unioncamere, soffrono in particolare le
imprese fino a nove dipendenti, con un calo della produzione del
4,7%. Ma a differenza di fine 2023 sono in negativo anche le
medio-grandi: qui la produzione è scesa del 2,8%.
Tra i settori cresce solo l'industria alimentare (+1,5% il
fatturato), mentre la moda fattura il 9% in meno. Male anche
legno e mobile (-4,8%), metallurgia e lavorazioni metalliche
(-4,8%), meccanica (-2,9%).
Per Intesa Sanpaolo continuano a calare i prestiti alle
imprese: a fine marzo la contrazione è del 5,1% anno su anno, in
linea con i due mesi precedenti e col -5,6% di dicembre 2023, ma
in risalita rispetto al -7,1% che è stato il punto di minimo. I
prestiti all'industria calano del 4,8% a marzo rispetto al -8,2%
a livello nazionale. Dopo un 2023 chiuso nel segno della
stabilità, a marzo salgono i depositi bancari: +3,2% rispetto a
un anno prima.
Confindustria rileva poi come nel periodo gennaio-aprile
siano aumentate del 69% le ore di cassa integrazione
autorizzate.
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