"Quando salgo su treni che servono
determinati quartieri so già che potrò avere dei problemi. E li
ho incontrati spesso: gente che non ha nulla da perdere, per la
quale pochi euro in tasca o spesi in un biglietto fanno la
differenza, oppure il branco che agisce per pura prepotenza,
specie con le donne. E se ci aggiungi l'insofferenza della gente
per un guasto o un ritardo, il quadro è completo". Lo afferma
Laura Andrei, per dieci anni capotreno e oggi segretaria della
Filt Cgil a Genova, intervistata da La Repubblica.
"Il primo consiglio che diamo ai colleghi neo assunti è
l'autotutela. Significa che con un po' di esperienza si capisce
quando un passeggero può creare problemi e allora si evita di
chiedere il biglietto", spiega Andrei.
Secondo la sindacalista "si capiscono molte cose viaggiando in
treno, dico i regionali, non l'alta velocità che è un mondo a
parte. Ho visto persone trasformarsi per un ritardo, un guasto,
per la richiesta del biglietto. Sui treni come sui bus. E non
c'entra l'etnia o il colore della pelle. La violenza è frutto
del disagio sociale e anche le videocamere sulle carrozze non
rappresentano un deterrente".
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