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Derna, capitale del Califfato libico

Derna, capitale del Califfato libico

Isis terrorizza la popolazione. Bombe Egitto su tribunale Sharia

18 febbraio 2015, 13:22

Claudio Accogli

ANSACheck

Libia, gli orrori della sharia nel buco nero di Derna - RIPRODUZIONE RISERVATA

Libia, gli orrori della sharia nel buco nero di Derna - RIPRODUZIONE RISERVATA
Libia, gli orrori della sharia nel buco nero di Derna - RIPRODUZIONE RISERVATA


Da culla dei kamikaze a capitale del Califfato in Libia: Derna torna alla ribalta delle cronache dopo la dura rappresaglia egiziana per il barbaro omicidio di 21 cristiani copti, portata avanti a colpi di raid che hanno fatto decine di morti. Anche il tribunale islamico della città è stato centrato. Stretta tra Bengasi e Tobruk, Derna - che poteva contare su oltre 100.000 abitanti - ha issato da mesi la bandiera nera di Abu Bakr al Baghdadi e proclamato il primo califfato dell'Isis sulle sponde del Mediterraneo, a due passi dalle coste italiane.

Nell'aprile dello scorso anno, a Derna sono rientrati 300 combattenti libici della brigata al Barrat dell'Isis, protagonista delle battaglie a Dayr az Zor, in Siria, e poi a Mosul, la capitale dello Stato islamico. Poche settimane e i miliziani passano all'azione: in agosto le insegne dell'Isis fanno la loro prima apparizione. Un cittadino egiziano, accusato di omicidio, viene giustiziato in un campo di calcio, tra gli applausi della folla mentre i miliziani con le bandiere nere presidiano la scena. E' il primo episodio di una lunga sequela di omicidi mirati contro tutti gli oppositori, dai miliziani delle altre fazioni - compreso il battaglione Abu Salim, affiliato con al Qaida - fino agli attivisti, ai giudici, agli avvocati. La stessa tecnica utilizzata da Ansar al Sharia a Bengasi per togliere di mezzo gli avversari, presunti o reali che fossero. Nei primi sei mesi dello scorso anno, Human Rights Watch ha stimato oltre 250 omicidi politici nelle due 'enclave' jihadiste. L'Isis a Derna nel frattempo si dota di una struttura di comando: dalla Siria arrivano due luogotenenti del Califfo, Mohammed Abdullah, nome di battaglia Abu al-Baraa el-Azdi, probabilmente di origini yemenite, nominato emiro di Derna e Abu Nabil al Anbari, un veterano dell'Iraq promosso a emiro dello Stato islamico per il Nord Africa. A ottobre le immagini di 60 pickup armati che sfilano in parata nella città fanno il giro del mondo.

A fine mese, in un "evento pubblico", centinaia di miliziani giurano fedeltà a Baghdadi, e lo proclamano leader del neonato califfato. Oggi sarebbero oltre 800. Viene instaurata la Sharia, applicate le brutali punizioni previste dal codice dei jihadisti, comprese le frustate per chi viene sorpreso a bere alcol o a fumare. Gli studenti maschi vengono divisi dalle femmine, e tutti devono rispondere alla 'legge' imposta dalle corti islamiche. Tre giovani attivisti, colpevoli di aver parlato della situazione in città sui social network, vengono sgozzati. Derna è considerata una roccaforte dell'estremismo islamico, che qui affonda le sue radici fin nelle battaglie contro gli italiani, nel 1911-1912. Negli anni '80 e '90 è diventata una vera e propria spina nel fianco del regime di Gheddafi, con una serie di rivolte armate soppresse nel sangue e le milizie islamiche asserragliate sulle montagne Verdi della Cirenaica a sfidare il rais. Da quel momento inizia 'l'esodo' dei combattenti: un documento segreto sui foreign fighters scovato dagli americani in Iraq contava 112 libici, oltre la metà dei quali originari proprio di Derna e in gran parte trasformatisi in kamikaze. Ora sono tornati a casa. Hanno issato le bandiere nere sui palazzi istituzionali, messo in piedi media center, piazzato il logo "polizia islamica" sulle auto, costretto le donne al burqa. Ma ora sono a loro volta costretti a fare i conti con la pioggia di bombe targate Egitto.

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