Due governi e Parlamenti contrapposti, l'Isis, al Qaida, miliziani armati e lotte intertribali. Dalla caduta nel 2011 di Muammar Gheddafi la Libia è sprofondata nel caos più totale, mentre sotto la mediazione dell'Onu si lavora ad un accordo condiviso per un governo di unità nazionale che gestisca sicurezza e immigrazione. Un dossier caldo affrontato dai ministri degli Esteri Ue oggi a Bruxelles, che hanno discusso anche dell'ipotesi di "sanzioni individuali" che potrebbero scattare contro chi si oppone al processo di pace, mentre sul rapimento dei quattro italiani avvenuto ieri a Mellitah si valutano tutte le piste. Il governo di Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale, e quello di Tripoli, sostenuto dai miliziani filo-islamici di Fajr Libya, sono le due principali forze in campo che si contendono il potere dopo la frattura creatasi l'estate scorsa quando milizie islamiche di Misurata non accettarono l'esito delle elezioni e presero Tripoli costringendo il Parlamento eletto e il suo esecutivo a spostarsi a est. Tobruk ha siglato in Marocco una nuova versione di un accordo di pace sotto l'egida dell'inviato dell'Onu, Bernardino Leon.
Ma sul testo manca la firma di Tripoli, divisa sul da farsi. C'è poi l'ingombrante presenza del generale Khalifa Haftar, nominato a capo delle forze armate da Tobruk, che non intende abbassare la testa né accettare diktat. In mezzo i jihadisti affiliati allo Stato Islamico, presenti a Sirte, autori di efferate violenze, come la recente esecuzione di un uomo accusato di essere una spia di Fajr Libya, e di altri orrori. A complicare questa caleidoscopica situazione le spaccature e le alleanze fra i vari gruppi. A Derna, dove l'Isis è stato cacciato, i combattenti della Shura dei mujaheddin (Scmd) hanno stretto legami con al Qaida e combattono sia lo Stato Islamico sia l'esercito di Tobruk. A Bengasi, dove ieri l'aviazione libica ha bombardato una nave con a bordo integralisti armati diretti verso est, proseguono senza sosta i combattimenti, tra l'esercito che controlla circa il 90% della città ed elementi della Shura dei rivoluzionari coordinati con Ansar al Sharia. E poi gli scontri intertribali nel sud del Paese, dove nei giorni scorsi si sono registrati 25 morti. In altre parole una babele incontrollata di fazioni e gruppuscoli che genera il caos totale facilitando, tra l'altro, le partenze dei barconi di migranti.
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