Doveva essere il primo weekend dei preparativi per Natale. La guerra con l'Isis trasforma Bruxelles in una città fantasma. Sotto un cielo plumbeo, che scarica anche qualche fiocco di neve, la capitale dell'Unione Europea e della Nato, si sveglia in stato d'assedio. Sono i siti d'informazione ed i social network a dare per primi la notizia: nella regione federale di Bruxelles, formata da 19 comuni, è stato decretato il livello d'allerta 4, il più alto in assoluto.
IL resto del paese resta a livello 3, salvo il sobborgo vallone di Vilvoorde "noto" per l'alta densità di giovani radicalizzati. E' la prima volta nella storia del Belgio. Quella che fino a ieri era la città più multietnica del continente, si svuota. I blindati dell'esercito vengono schierati a protezione degli obiettivi. Scatta il blocco delle quattro linee della metropolitana e dei tram con percorsi sotterranei. Tutte le 69 stazioni della 'Metro' vengono chiuse. Il premier Charles Michel in una conferenza stampa ritrasmessa in tv in tarda mattinata annuncia che c'è rischio di "molteplici attacchi", come a Parigi. Significa che l' obiettivo è la vita comune. Il borgomastro della città, Yvan Mayeur, suggerisce la chiusura dei negozi nel "pentagone" ovvero il centro storico, in Chaussée d'Ixelles, a Porte de Namur e nel Quartier Louise. Sono le zone dove vive la maggior parte di funzionari, giornalisti, lobbisti e diplomatici che lavorano nelle istituzioni europee. Le autorità comunali "raccomandano", ma non ordinano, la chiusura dei centri commerciali ed il blocco di tutti gli eventi pubblici. Sale da concerto, il centro visitatori del Parlamento europeo, l'Atomium simbolo della città, grandi sale cinematografiche, partite di calcio, mercati all'aperto: tutto chiude. Johnny Hallyday, che fino a ieri diceva che avrebbe cantato comunque, si arrende. Vie che in un sabato pomeriggio qualsiasi straboccherebbero di gente sono deserte. Serrande giù all' Apple Store e nelle boutique delle grandi griffe.
In poche ore Bruxelles diventa una città sotto coprifuoco. Ma a Molenbeeck e Anderlecht, i negozi restano tutti aperti. L'ANSA constata che nei quartieri più radicalizzati la presenza di polizia e forze armate, se c'è, è nascosta. Le strade dello shopping e della 'movida' bruxellese sono invece pattugliate. Squadre composte da un poliziotto e due militari, tutti con giubbotti antiproiettili e armi automatiche, battono le vie del Quartier Louise. I poliziotti sono sotto stress: "facciamo turni di 13 ore", dice uno accarezzando il suo mitra. Pochi commercianti sfidano le raccomandazioni. In Rue de Malibran, vicino alla moschea di Ixelles, i macellai arabi della 'Boucherie de Malibran' sono aperti. "E' un allarme esagerato" dicono, ma se la prendono con "quegli idioti" che hanno scatenato la guerra a Parigi e Bruxelles. Al 'Comptoir de Famille', negozio di oggettistica per la casa nella storica piazza del Grand Sablon a due passi dal Museo Ebraico attaccato un anno e mezzo fa dai 'foreign fighters', la proprietaria tiene la serranda alzata.
"La chiusura è solo raccomandata, quindi restiamo aperti, anche se non c'è praticamente nessuno in giro" dice. E dimostra quanto abbia paura rifiutando di dire il suo nome. A pochi passi Patrick Roelants, antiquario, sta caricando un comò sul suo furgone. E' annullato il mercatino che tutti i sabati e le domeniche è una tappa fissa della borghesia bruxellese. "Abbiamo calato le braghe. Io sono belga, ma oggi non sono orgoglioso. Dovremmo continuare la nostra vita". Bar e ristoranti restano aperti, ma nel tardo pomeriggio agenti di polizia fanno visita alle 'boite' del centro. Suggeriscono "vivamente" la chiusura. Milioni di euro vanno in fumo. Dominique Michel, ad della federazione dei commercianti (Comeos), attacca "l'improvvisazione" del governo: "Ci sono troppe incertezze. Siamo pronti a prenderci le nostre responsabilità, ma prima dobbiamo essere coinvolti nelle decisioni". E nella Grande Place, piazza icona di Bruxelles, un gruppo di operai con l'aiuto di tre gru completa l'allestimento dell'albero di Natale. Guardati a vista da un blindato dell'esercito.
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