A Bruxelles si guarda con apprensione al prevedibile successo di Marine Le Pen alle regionali in Francia, che rischia di provocare un terremoto al progetto comunitario, già minacciato dalle spinte centrifughe della Gran Bretagna, e non solo. La stessa leader dell'estrema destra francese, alla vigilia di un voto che potrebbe consacrare il Front National, ha definito "straordinaria" l'ipotesi di 'Brexit', paragonando l'uscita di Londra dall'Ue al crollo del muro di Berlino e "l'inizio della fine dell'Unione Europea".
Proprio il Front National ha rappresentato alle ultime elezioni europee il simbolo della fine delle certezze per l'Ue, con un record storico del 25% che lo ha portato a diventare il primo partito di Francia. E con l'Europa che stentava a uscire dalla crisi e fiaccata dall'austerità, l'euroscetticismo è avanzato un po' ovunque: dall'Ukip di Nigel Farage in Gran Bretagna ad Alba Dorata in Grecia, dagli anti-euro di Alternative fur Deutschland in Germania, passando l'estrema destra in Danimarca e Polonia. In Italia, la Lega di Matteo Salvini ed il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo hanno preso il posto del centro-destra come principale opposizione al Pd a vocazione europeista. Da quel momento il fronte euroscettico, nonostante qualche divisione all'interno, ha iniziato a dare battaglia al Parlamento di Strasburgo contro le politiche di rigore a trazione tedesca ed in difesa degli interessi nazionali, che secondo Le Pen e soci sono soffocati dal centralismo di Bruxelles. La marea euroscettica è cresciuta un anno dopo con la netta conferma dei conservatori alla guida della Gran Bretagna, altro peso massimo europeo ma storicamente freddo rispetto ad una maggiore integrazione. Il premier David Cameron, tra i primi atti del suo nuovo mandato, ha promesso un referendum entro il 2017 per chiedere ai britannici se vogliono restare o meno in Europa.
Un altro mal di testa per l'Ue è arrivato dalla Polonia, lo scorso ottobre, con il trionfo alle presidenziali dell'ultradestra dell'ex premier Jaroslaw Kaczynski, che ha fatto sparire la sinistra dal Parlamento: un nuovo cambio degli equilibri tra i 28 perché la Polonia è uno dei sei Paesi più grandi ed ha un voto molto pesante in Consiglio. Senza dimenticare l'ultranazionalismo di Viktor Orban in Ungheria, che ha inaugurato la stagione dei muri anti-migranti.
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