(di Eloisa Gallinaro)
Fernando Cardenal, il gesuita sandinista che sfidò Karol Wojtyla, è morto a Managua a 82 anni. Nato a Granada nel 1934, prete di strada impegnato a fianco dei rivoluzionari che avevano rovesciato la dittatura di Anastasio Somoza ed esponente della teologia della liberazione, nel 1984 divenne ministro della cultura nel governo di Daniel Ortega.
Scelte che lo portarono in rotta di collisione con Giovanni Paolo II. Il papa gli intimò di abbandonare la politica, lui rifiutò e fu sospeso 'a divinis' insieme al fratello Ernesto, anche lui prete e sandinista, oltre che poeta. L'ira del pontefice polacco colpì anche un altro sacerdote, Miguel d'Escoto, ministro degli Esteri del governo rivoluzionario, sospeso pure lui e riabilitato da papa Bergoglio nel 2014.
Ma decise di non tacere. "Non posso concepire che Dio mi chieda di abbandonare il mio impegno per la gente", scrisse in una lettera aperta nel 1984. "Dal mio punto di vista, e in base alla mia esperienza personale, è possibile vivere contemporaneamente la fedeltà alla chiesa come gesuita e come prete, e votare me stesso al servizio dei poveri in Nicaragua all'interno della rivoluzione sandinista". L'impegno per la gente lo aveva portato, all'inizio degli anni '80, a promuovere una gigantesca campagna di alfabetizzazione con l'aiuto di 60.000 volontari che gli valse un riconoscimento mondiale da parte dell'Unesco nel 1981. Mezzo milione di persone impararono a leggere e a scrivere grazie a lui e il tasso di analfabetismo nel Paese centro americano passò dal 50% al 13%.
Nel '90 lasciò il dicastero della cultura ma continuò a lavorare per l'istruzione degli ultimi. A 63 anni, nel '97, dopo aver 'ripetuto' un anno di noviziato tra i diseredati del Salvador, Cardenal fu riammesso tra i gesuiti e divenne direttore nazionale di un programma dell'ordine mirato a migliorare le opportunità educative per i poveri del Nicaragua e di altri Paesi.
"Simbolo di impegno e umanità" lo ha definito lo scrittore Sergio Ramirez, già vicepresidente del Nicaragua dall''85 al '90. E l'arcivescovo di Managua, Leopoldo Jose Brenes, "si unisce alle preghiere dell'intera comunità gesuita del Nicaragua". In un comunicato, il Fronte Sandinista, ricorda "l'impegno, la vocazione al servizio, l'integrità e l'amore per il Nicaragua che hanno segnato tutta la sua vita".
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