"Oggi possiamo fare tutto grazie all'addestramento dell'Esercito italiano. Grazie Italia, il vostro popolo e il vostro governo sono amati da tutti in Kurdistan". Il colonnello Abdullah è al comando delle forze Peshmerga che da sudest avanzano verso Mosul. Qui la linea del fronte ruota attorno alla città di Bashiqa: il nome deriva da una forma di aramaico, e significa 'La casa degli innamorati'. Un tempo era famosa per i suoi ulivi e anche per l'Arak, la grappa locale. Oggi è alla ribalta perché è una delle roccaforti più insidiose dell'Isis. I seguaci di Baghdadi l'avrebbero bucata come una groviera per costruire i bunker sotterranei. Secondo fonti della sicurezza Peshmerga, uno dei principali tunnel è lungo quasi 6 chilometri.
I curdi sono piazzati sul Monte Bashiq, che domina la città distante meno di 2 chilometri in linea d'aria. Hanno le postazioni di mitragliatrici pesanti con le quali sparano a raffica contro ogni movimento nelle postazioni jihadiste che si affacciano su un'altura poco distante. A poche centinaia di metri dall'avamposto dei Peshmerga c'è la base delle forze speciali turche. Sono qui dal 2015, dopo aver ottenuto il via libera da Erbil, mentre a Baghdad la loro presenza non è gradita. La frontiera con la Turchia è a 20 minuti di macchina, e ci vuole poco di più per arrivare in Iran. Nel settore ci sono anche gli americani: con blindati hi-tech garantiscono la copertura radar sul campo di battaglia. Mentre le unità di fanteria - guai a riprenderle in video - sparano a pioggia colpi di mortaio contro i miliziani dell'Isis.
I boati corrono per tutta la valle, mentre i caccia sorvolano l'area. Qui, come su tutta la linea del fronte dell'offensiva per la conquista di Mosul, ci sono le forze Peshmerga addestrate dall'Esercito italiano. Oltre 12.500 i militari curdi che hanno fatto i corsi avanzati patrocinati da Roma a Erbil. "Ci piace molto il governo italiano, è venuto per aiutarci e lo ha sempre fatto", dice il colonnello Abdullah: "Noi Peshmerga siamo molto affezionati a voi". E poi conclude con un sentito 'grazie' in italiano. Sulla stessa lunghezza d'onda anche i soldati semplici. Harwan ha 23 anni: "Sono stato in Italia, a Roma, Milano, Termoli. L'Isis è arrivato qui per prendersi le nostre vite. Ma noi li annienteremo, vogliamo che ci sia pace, senza divisioni fondate sulla religione". Sulle postazioni jihadiste si vede movimento. I Peshmerga prendono i binocoli, sparano. Poi entrano in azione gli americani: due, tre, quattro colpi di mortaio radono al suolo le postazioni Isis. "Vinceremo, per noi e per tutto il mondo", promette il colonnello Abdullah.