"Negoziato politico" e "dialogo interreligioso" per promuovere la pace nel mondo, e in riferimento "alla situazione in Medioriente e alla tutela delle comunità cristiane". Questo sembra essere un punto di convergenza raggiunto nel corso dei colloqui che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha avuto in Vaticano, per mezz'ora con papa Francesco e per 50 minuti con il segretario di Stato, card. Pietro Parolin e con il "ministro degli Esteri" della S.Sede, mons. Paul Gallagher.
Il "compiacimento" è stato invece espresso circa le "buone relazioni bilaterali esistenti", e il "comune impegno a favore della vita e della libertà religiosa e di coscienza", mentre si è parlato di auspici circa una "serena collaborazione tra lo Stato e la Chiesa cattolica" in Usa, impegnata "nei campi della salute, dell'educazione e dell'assistenza agli immigrati". Un bilancio che le parti potrebbero considerare soddisfacente per il primo incontro tra il presidente degli Stati Uniti forse meno vicino al sentire dei papi fino a questo momento, e tra il primo papa latinoamericano della storia della Chiesa.
Un incontro che, nonostante le voci e controvoci, il Papa e la Santa Sede non hanno mai pensato di rifiutare o non propiziare, consapevoli della importanza di un interlocutore come Trump nella pacificazione mondiale. E infatti appena l'udienza è stata chiesta, il Papa l'ha accordata, modellandola nel fitto programma romano del presidente statunitense.
La delegazione statunitense - il presidente era accompagnato dalla consorte Melania e da altre dieci persone, compresa la figlia Ivanka con il marito - ha osservato precisamente il cerimoniale: puntualità nei tempi, - arrivo in perfetto orario nel cortile di San Damaso dove ad accoglierli c'era il prefetto della Casa Pontificia Georg Gaenswein - sobrietà nel vestire: il presidente in abito blu, moglie e figlia in nero, con veletta nera; Trump ha sorriso al momento della foto che lo immortalava, sulla soglia della porta, vicino a papa Francesco, che aveva una espressione concentrata.
Mezz'ora di colloquio privato, alla presenza dell'interprete mons. Miles, anglofono che conosce perfettamente lo spagnolo, e poi la presentazione del seguito, e lo scambio dei doni. Il Papa ha offerto i suoi tre documenti magisteriali - la "Evangelii gaudium", la enciclica 'ecologica' "Laudato sii" e la esortazione sulla famiglia, "Amoris laetitia"; inoltre papa Bergoglio ha consegnato il messaggio per la Giornata della pace del 2017. I testi magisteriali sono abitali come dono ai capi di Stato, il messaggio non lo è sempre, ma neppure è inusuale.
In quel messaggio papa Francesco formulava un appello al disarmo e alla abolizione della armi nucleari, invitava alla non violenza come sfida per i leader mondiali e, come nel messaggio del 2016, chiedeva di farsi carico della crisi migratoria. Il Papa ha donato anche il medaglione che raffigura un ramo di ulivo che unisce la pietra divisa, e ha spiegato: "questo glielo regalo perché lei sia strumento di pace", e il presidente ha replicato: "Abbiamo bisogno di pace". Il presidente Trump ha donato un cofanetto di libri del leader antisegregazionista e pacifista Martin Luther King. "Questo è un regalo per lei - gli ha detto, presentandogli la confezione chiusa -. Ci sono libri di Martin Luther King. Penso che le piaceranno. Spero di sì". "Grazie, grazie tante", ha risposto il Papa.
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