Uhuru Kenyatta resta presidente del Kenya ma, come nel 2013, l'annuncio ufficiale della sua elezione da parte della Commissione elettorale, la notte scorsa ha scatenato accuse di brogli e proteste di piazza dell'opposizione. La Croce Rossa e un'organizzazione kenyana di difesa dei diritti umani hanno riferito che, dalla chiusura dei seggi martedì scorso, almeno 24 persone sono state uccise e 93 sono rimaste ferite in scontri con la polizia. Tra le vittime, anche una bambina di 9 anni che, secondo il disperato racconto del padre, stamane stava giocando per strada con altri bambini quando è scoppiata una sparatoria e una pallottola vagante l'ha colpita uccidendola. Secondo i dati forniti dalla Commissione elettorale, il 56enne Kenyatta ha vinto con il 54,31% dei suffragi mentre il suo antagonista Raila Odinga, 72 anni, si è fermato al 44,81%. L'opposizione ha parlato di "farsa elettorale" e di voto informatico truccato. Gli scontri più violenti si sono avuti proprio nei quartieri periferici della capitale, Mathara e Kibera, e nella città di Kisumu, tutte roccaforti dell'opposizione. La polizia è intervenuta con molta decisione, usando gas lacrimogeni e manganelli e sparando anche ad altezza d'uomo. Anche quattro giornalisti ne hanno fatto le spese, picchiati e costretti a consegnare le loro attrezzature. Secondo il governo la situazione nel Paese è generalmente sotto controllo e gli interventi della polizia sono stati compiuti contro "criminali e teppisti e per impedire saccheggi". Finora l'opposizione ha denunciato brogli ma non ha chiesto alla popolazione di scendere in piazza e non sembra abbia intenzione di fare ricorso alla Corte suprema come inutilmente aveva fatto nel 2013. Inoltre la notte scorsa Kenyatta, figlio del primo presidente dall'indipendenza dalla Gran Bretagna, ha mandato all'opposizione un messaggio di distensione parlando di "mano tesa con amicizia e collaborazione" e ha invitato tutti a "lavorare insieme per far diventare grande il Paese". La situazione viene monitorata con attenzione dalla comunità internazionale che spera, come la maggior parte dei kenyani, in una stabilità a lungo termine per realizzare le molte promesse di una crescita economica che finalmente demolisca tre "storiche" piaghe, le divisioni interetniche, la corruzione e la povertà. Dal canto loro, organizzazioni umanitarie come Human Rights Watch si sono rivolte direttamente alla polizia chiedendo che si impegni "per far diminuire e non aumentare la violenza".
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