Da Pechino a Mosca, dalla Ue all'Onu, incluse tutte le cancellerie più importanti, il mondo accoglie con entusiasmo e speranza l'annuncio a sorpresa di un faccia a faccia storico entro maggio tra Donald Trump e Kim Jong. Un incontro chiesto dal leader nordcoreano tramite Seul, con l'impegno alla denuclearizzazione e alla sospensione dei test nucleari e missilistici. Il presidente cinese Xi Jinping spera che il dialogo tra Washington e Pyongyang possa partire "il prima possibile", come ha detto in una telefonata con il tycoon. La questione nucleare della penisola coreana "è sul giusto binario", gli ha fatto eco il portavoce del ministro degli Esteri cinese Geng Shuang. Positiva anche Mosca: "E' un passo nella giusta direzione", ha sottolineato il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov, secondo cui "l'incontro dovrebbe aprire la strada al ripristino di un processo diplomatico a pieno titolo per trovare una soluzione al nucleare nordcoreano sulla base dei principi concordati durante i colloqui del sestetto e al Consiglio di sicurezza dell'Onu". Si unisce al coro la Ue: "Salutiamo gli sviluppi positivi che provengono dalla penisola coreana", ha detto un portavoce della Commissione Ue. "Se confermati, questi annunci potrebbero creare le condizioni necessarie per una soluzione negoziata", ha aggiunto l'Alto rappresentante Ue per la politica estera e la sicurezza Federica Mogherini. Il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, si è detto "incoraggiato" dall'annuncio dell'incontro tra i due leader, lodando la loro "leadership" e ribadendo "il suo sostegno a tutti gli sforzi" in corso. "Un barlume di speranza", ha commentato anche Angela Merkel. L'annuncio dell'incontro, che potrebbe svolgersi in Corea del Sud, in Svizzera (che si è già offerta) o in Scandinavia, arriva dopo una lunga serie di minacce militari e pesanti insulti reciproci. Un merito indiscusso va alla mediazione del presidente sudcoreano Moon Jae-in che, nonostante le diffidenze americane, ha saputo trasformare i Giochi in un trionfo diplomatico. Ma la narrativa dell'amministrazione Usa attribuisce la svolta al pugno duro di Trump, che ora intende mantenere la pressione e le sanzioni internazionali "per non ripetere gli errori dei suoi predecessori negli ultimi 26 anni", come hanno spiegato fonti della Casa Bianca. "Finché sarà raggiunto un accordo", ha twittato il tycoon, che spera di incassare il primo, grande successo di politica estera. Le insidie però non mancano e il rischio di un fallimento è alto, quanto la posta in gioco.
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