Ecco quali sono i nodi principali che, stando ai media russi e internazionali nonché diverse fonti sentite dall'ANSA, sono al centro del vertice Usa-Russia a Helsinki.
* SIRIA - Il ginepraio siriano è l'unico dossier che per ora ha prodotto passi avanti concreti in virtù dei due incontri fra Putin e Trump avvenuti in Germania e in Vietnam a margine di summit internazionali. Gli Usa di fatto avrebbero accettato di mantenere in sella Bashar al Assad, almeno per un periodo, e in cambio chiedono il ritiro dell'Iran dalla Siria. Posizione definita "non realistica dal Cremlino". Il punto di caduta sembrava essere il disimpegno delle truppe filo-iraniane in un'area di 100-80 chilometri dai confini israelo-giordani ma poi Israele avrebbe insistito per il ritiro totale, che Mosca non può garantire. C'è poi il nodo delle truppe Usa nella base di al Tanf: Washington sarebbe pronta a ritirarle ma sia Gerusalemme che Amman stanno facendo pressioni contrarie. Mosca infine non è soddisfatta dei progressi fatti dagli Usa nella separazione fra ribelli e terroristi nella 'zona cuscinetto' meridionale.
* UCRAINA - Le indiscrezioni secondo cui Trump avrebbe definito la Crimea come "russa" hanno ovviamente allarmato Kiev. Il presidente ucraino Petro Poroshenko, che ha parlato con il presidente Usa a margine del summit Nato, ha detto di aver avuto con lui un colloquio di "particolare importanza" e la penisola contesa è stata uno dei punti affrontati. Mosca vorrebbe che l'Occidente esercitasse una pressione maggiore su Kiev perché attui in fretta i capitoli degli accordi di Minsk di sua competenza, mentre resta ancora aperta la possibilità di una missione dei Caschi Blu nel Donbass per separare le parti in guerra. * NORD COREA - Trump si trova in una situazione complicata perché Mike Pompeo è tornato da Pyongyang a mani vuote e i nordcoreani hanno accusato gli Usa di atteggiamento da "gangster" nei negoziati. Il tycoon ha bisogno di risultati in fretta e Putin potrebbe corrergli in aiuto. La Russia, anche se non ha l'influenza cinese, gode infatti di una certa fiducia da parte dei nordcoreani (tant'è vero che i messaggi preparatori per l'incontro Trump-Kim sono stati passati attraverso Mosca). In cambio però Trump dovrà dare qualcosa allo zar.
* EQUILIBRIO STRATEGICO - E' il capitolo che più interessa alla Russia. Ovvero il mantenimento del trattato INF sui missili di corto e medio raggio e l'avvio delle trattative per il rinnovo del trattato START, che scadrà nel 2021. I due documenti sono fondamentali per la non proliferazione delle armi nucleari e per scongiurare una nuova corsa agli armamenti (Mosca sa di non avere le risorse). Al centro delle accuse incrociate da un lato le stazioni antimissilistiche Usa in Polonia e Romania - che, secondo Mosca, con un aggiornamento del software potrebbero trasformarsi in stazioni di attacco, in violazione dunque dell'INF - e dall'altro i nuovi missili russi, simili al razzo da crociera Kalibr, ma in grado di essere lanciati da terra. L'ideale, per la Russia, sarebbe la costituzione di un gruppo di lavoro bilaterale permanente per affrontare le questioni. *
RUSSIAGATE - Questo invece è il capitolo che più interessa agli Usa. Trump vuole dare l'impressione all'opinione pubblica americana di aver parlato in maniera "schietta e dura" a Putin e di aver ottenuto delle garanzie sulla non intromissione russa ai processi elettorali Usa, soprattutto dopo gli ultimi sviluppi dell'inchiesta di Mueller. Tutto naturalmente in chiave del voto di mid-term. Mosca, da parte sua, potrebbe ridurre la pressione della sua campagna ibrida (social e quant'altro).
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