I corpi di tre migranti, morti probabilmente per assideramento, sono stati ritrovati in tre villaggi della provincia nordoccidentale turca di Edirne, al confine con la Grecia. Almeno uno di loro, un cittadino afghano, avrebbe perso la vita dopo essere stato rimandato in Turchia con la forza dalla polizia di frontiera greca, secondo quanto riferito da un suo connazionale, citato dai media turchi.
Il testimone, identificato come il 29enne Jamalvddin Malangi, ha raccontato di aver attraversato con una delle vittime il fiume Evros (Meric in turco), confine naturale tra i due Paesi. Dopo essersi recati in un villaggio di frontiera per chiedere aiuto, i migranti sarebbero stati fermati dalla polizia greca e rimandati indietro su un barca sullo stesso fiume, secondo la denuncia. Una pratica che sarebbe illegale e in violazione dei diritti dei migranti, anche se senza regolari documenti. I media turchi hanno denunciato lo scorso anno circa 4 mila casi analoghi, ma le autorità di Atene negano le accuse.
I corpi - recuperati nei villaggi di Serem, Akcadam e Adasarhanli - sono stati inviati all'Istituto di medicina forense di Istanbul per le autopsie.
La frontiera terrestre tra Turchia e Grecia è da tempo al centro di una delle maggiori rotte di migranti provenienti da est verso l'Europa. Nei primi 10 mesi di quest'anno, Ankara ha fermato 59.675 persone che cercavano di attraversare il confine senza i necessari documenti. Si tratta per lo più di afghani, pakistani, siriani e iracheni.
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