Papa Francesco conclude la storica visita di tre giorni negli Emirati Arabi Uniti, primo Pontefice nella Penisola araba, culla dell'Islam, con un vero bagno di folla tra la multiforme comunità cattolica locale. Sono circa 180 mila i fedeli che lo accolgono nella Zayed Sports City, nel più grande stadio di Abu Dhabi: 45 mila nel catino e gli altri nelle aree adiacenti, tra cui un palasport, sempre all'interno della città sportivo intitolato allo sceicco padre fondatore dello Stato. Francesco saluta dalla 'papamobile' i pellegrini festanti arrivati sia dagli Emirati che dai Paesi limitrofi: per lo più lavoratori immigrati dall'Asia, da Paesi come l'India e le Filippine, e che con la sua visita vedono un impulso al maggior riconoscimento del loro status e della loro libertà di fede. Una minoranza non proprio piccola nello Stato musulmano, essendo i cattolici circa 900 mila, il 10 per cento della popolazione.
Moltissimi i giovani, di circa 100 provenienze e nazionalità diverse, che dalle tribune dello stadio sventolano le bandierine bianche e gialle, i colori del Vaticano. Impressionante, e completamente inedito per questa regione, il colpo d'occhio della prima grande messa celebrata in pubblico nella Penisola araba. "Chiedo per voi la grazia di custodire la pace, l'unità, di prendervi cura gli uni degli altri, con quella bella fraternità per cui non ci sono cristiani di prima e di seconda classe", afferma Francesco nell'omelia. Parlando delle Beatitudini, il Papa spiega che "in esse vediamo un capovolgimento del pensare comune, secondo cui sono beati i ricchi, i potenti, quanti hanno successo e sono acclamati dalle folle. Per Gesù, invece, beati sono i poveri, i miti, quanti restano giusti anche a costo di fare brutta figura, i perseguitati". "Sono venuto anche a dirvi grazie per come vivete il Vangelo che abbiamo ascoltato", dice.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA