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I ribelli ruandesi e l'inferno del Nord Kivu

I ribelli ruandesi e l'inferno del Nord Kivu

Le Fdlr nella regione del Congo tra massacri e rapimenti

22 febbraio 2021, 13:31

Redazione ANSA

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Un 'auto medica scortata (Photo by ALEXIS HUGUET / AFP) © ANSA/AFP

Un 'auto medica scortata (Photo by ALEXIS HUGUET / AFP) © ANSA/AFP
Un 'auto medica scortata (Photo by ALEXIS HUGUET / AFP) © ANSA/AFP

Il Kivu Nord, la provincia orientale congolese dove ha trovato la morte l'ambasciatore Luca Attanasio, è una delle zone più insanguinate dell'enorme, povero e al tempo stesso ricchissimo Paese dell'Africa, dove spadroneggiano varie milizie fra cui una composta dai ribelli ruandesi delle Fdlr, sospettata dell'attacco.

La provincia nota anche per il parco dei Virunga, quello popolato dai gorilla di montagna, è una delle 26 che compongono la Repubblica democratica del Congo (Rdc): vasto come l'Europa occidentale, il Paese ha avuto milioni di morti per fame e malattie durante i conflitti regionali del 1996-2003 e diverse zone orientali sono ancora teatro di stragi ad opera di milizie aizzate anche dalle ricchezze del sottosuolo (il Congo è il leader mondiale nella produzione del cobalto, il metallo necessario a telefonini e auto elettriche).

Assieme alla persistente corruzione e a passate autocrazie più o meno conclamate, sono questi conflitti locali a contribuire alla miseria del Paese in cui due terzi degli 80 milioni di abitanti vive con meno di due dollari al giorno. Secondo solo all'Ituri, e prima del Tanganyika e di quello sud, il Kivu Nord è la provincia dell'est del Congo che nel primo semestre dell'anno scorso ha contato più vittime (541) secondo una rilevazione Onu. I massacri vengono attribuiti a rappresaglie del gruppo di origine ugandese delle Forze democratiche alleate (Afd) e ai ribelli ruandesi sospettati in maniera prevalente per l'uccisione di Attanasio. Si tratta delle Forze democratiche per la liberazione del Ruanda (Fdlr-Foca), il principale gruppo residuo di ribelli ruandesi di etnia Hutu, quelli famigerati per il genocidio da circa 800 mila morti, soprattutto tutsi, in Ruanda del 1994.

Accusate di attaccare civili ed esercito, alle Fdlr viene attribuita l'imboscata nel parco dei Virunga in cui nell'aprile scorso rimasero uccise 17 persone, tra cui 12 rangers impegnati a salvare i gorilla dal bracconaggio. Ad attaccare nel perimetro del parco, lo stesso in cui è stato ucciso il diplomatico italiano, erano stati una sessantina di ribelli. Proprio nei Virunga, nel 2018, le Fdlr avevano rapito per un paio di giorni due turisti britannici: la più clamorosa delle azioni "a bassa intensità", ma con un'alta resa in termini finanziari, in cui dal 2010 hanno riconvertito la loro strategia. L'anno prima erano stati responsabili di una dozzina di attacchi costati la morte a centinaia di persone sempre nel Congo orientale.

Il capo delle Fdlr, Sylvestre Mudacumura, era stato ucciso nel Kivu Nord nel settembre del 2019 e solo la settimana scorsa l'ambasciatore del Ruanda in Rdc, Vincent Karega, aveva sostenuto che la formazione si era indebolita grazie alla collaborazione fra i due Paesi e aveva negato che la milizia fosse fomentata da Kigali. Le Fdlr "reclamano cose che il Ruanda non può dare. Si tratta di cose legate a conflitti fondiari con le altre etnie congolesi: dunque sono veramente problemi congo-congolesi che solo mediaticamente vengono chiamati guerra per procura" da parte del Ruanda, aveva detto il diplomatico.

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