"Oggi abbiamo ricevuto l'informazione dagli avvocati di Alexei Navalny che, grazie all'enorme sostegno del mondo e dell'opinione pubblica, il nostro paziente è stato portato in un ospedale civile di Vladimir, il 20 aprile, e che sono state fatte delle analisi e ha avuto accesso a qualcosa di simile a una valutazione indipendente". Lo dicono i medici di Navalny in una lettera pubblicata da Mediazona. Il materiale è stato passato ai medici dell'oppositore, che presto daranno la loro diagnosi. Alla luce di ciò, i medici chiedono a Navalny "d'interrompere lo sciopero della fame, altrimenti non ci sarà più un paziente da curare".
"Orgoglio e speranza". Sono i due sentimenti che Alexey Navalny, tramite i suoi avvocati, ha affidato al web in un post su Instagram. "Provo orgoglio per essere parte di questa grande e bella cosa: io sono uno di voi, l'uomo onesto che non tace di fronte all'ingiustizia e all'illegalità". Poi la "speranza". "La salvezza della Russia sei tu, chi è sceso per strada, chi non lo ha fatto ma simpatizza". "Il nostro Paese sta scivolando nell'oscurità e nel prospero 21esimo secolo la popolazione della Russia, ricca di risorse, diventa ogni anno più povera. Ma ci sono persone che scendono in strada", scrive.
Sono almeno 1.786 le persone fermate in Russia durante le proteste di ieri a sostegno dell'oppositore russo in carcere, Alexey Navalny: lo riporta l'ong Ovd-Info sul suo sito web. Secondo l'organizzazione, 806 fermi sono avvenuti a San Pietroburgo, 119 a Ufa e 68 a Kazan. Si registrano fermi in 97 città.
Il responsabile dei profili social della squadra di Alexey Navalny, Alexander Shepelev, è stato fermato ieri sera dalla polizia, con l'accusa di aver disubbidito agli ordini delle forze dell'ordine, e ora è stato tradotto al tribunale Lyubertsy, a Mosca. Lo dice il suo avvocato, Daniil Berman. Stando a quanto riporta la testata indipendente Meduza, Shepelev nel corso del fermo è stato picchiato dagli agenti per obbligarlo a fornir loro la password di accesso al canale Telegram (usato principalmente per coordinare le proteste). Lo sostiene la sua compagna, Olga Romashova, giornalista di Mediazona, l'altra testata indipendente russa.
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