Quando l'aereo è decollato per l'Italia, dopo ore di viaggio prima a piedi e poi in pullman, è partito l'applauso, breve ma liberatorio. Poi nella cabina è calato il silenzio: troppo grande il dolore per essere stati costretti a lasciare le proprie case, troppo forte la paura che a portare via i propri affetti, con la guerra lontana, sia la malattia. Ora che una missione umanitaria li ha portati a Torino, e che sono ricoverati all'ospedale infantile Regina Margherita, per tredici bambini oncologi ucraini salvati dalla Regione Piemonte si è riaccesa la luce. "Per noi è un momento delicato e drammatico ma anche di gioia e speranza, che ci permette di dimostrare che, oltre a condannare la guerra, pensiamo alle vittime", sottolinea il governatore Alberto Cirio, annunciando con gli occhi lucidi l'intenzione di ripetere in futuro iniziative come quella di oggi.
Per i tredici bambini ucraini, alcuni molto gravi, è la fine di un incubo. Accompagnati da cinque fratellini e quattordici familiari adulti, il loro viaggio è cominciato due giorni fa quando hanno raggiunto Palanca, al confine fra Ucraina e Moldavia, scortati dall'esercito ucraino. Costretti ad attraversare la frontiera a piedi all'alba di ieri, appena finito il coprifuoco, i medici torinesi arrivati la notte scorsa al confine per prenderli si sono trovati di fronte a una scena straziante. "Non si reggevano in piedi ed erano impauriti - hanno riferito - alcuni avevano ancora la flebo al braccio e hanno dovuto essere sorretti dalle madri, cariche di borse e con i fratellini per mano".
Queste famiglie spezzate, con i padri rimasti in patria a combattere, hanno attraversato la Moldavia e la Romania in pullman fino a Iasi, dove nel pomeriggio di oggi sono saliti in carrozzina, o in passeggino, sull'aereo. A spingerli, nel vento freddo nel quale turbinava qualche rado fiocco di neve, anche il governatore Cirio con la direttrice del Regina Margherita, Franca Fagioli.
Ad attenderli a bordo, fra gli altri la vicepresidente del Senato Anna Rossomando e l'assessore piemontese con delega all'Infanzia, Chiara Caucino.
Poco dopo le 17 di ieri l'arrivo all'aeroporto di Caselle, per poi raggiungere in ambulanza l'ospedale, che ha già richiamato il personale necessario per eseguire tutti gli esami necessari e riprendere subito le cure interrotte dalle bombe.
"Sono molto emozionata - ha detto appena atterrata Julia, giovane mamma ucraina - ringrazio la generosità dell'Italia. Noi siamo di Odessa, dove è rimasto mio marito. La situazione nel nostro Paese è anormale, si vive nella paura, nascosti nei bunker". La donna accompagna le figlie Kira e Tania, 7 e 10 anni, la più piccola malata di leucemia e due volte trapiantata di midollo a Verona. Le bimbe a bordo del volo hanno fatto un disegno a pastelli che rappresenta due bambini, uno con la bandiera dell'Ucraina e uno con quella dell'Italia, e lo hanno dato in regalo al presidente del Piemonte Alberto Cirio.
Caucino ha distribuito ai piccoli un pacchetto regalo con dei pastelli e alcuni gadget messi a disposizione dalla Fondazione Lavazza, che insieme alla Basic Net di Marco Boglione e alla Basic 2 dell'imprenditore albese Alessandro Barbero ha coperto tutti i costi della missione umanitaria: i voli e il pullman per il viaggio via terra, il mezzo più difficile da reperire. Molti bambini sono privi di documenti di viaggio: scappati in fretta e furia con il solo certificato di nascita. Questo ha in alcuni momenti rallentato l'operazione di salvataggio, ma non è riuscito a fermarla.
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