Non aveva neanche rimesso piede in Ucraina dopo essere stato accolto come un eroe da Joe Biden alla Casa Bianca e come baluardo del mondo libero al Congresso americano che l'ira di Mosca si è abbattuta inesorabile contro Volodymyr Zelensky. "E' il figlio di puttana dell'Occidente e quindi tutto gli è concesso", ha attaccato senza usare giri di parole la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, poche ore dopo che il presidente dell'Ucraina era stato salutato con applausi, lacrime e standing ovation dai deputati e i senatori Usa a Capitol Hill. Un discorso appassionato di circa venti minuti durante il quale Zelensky ha voluto ricordare agli americani e a tutto il mondo che gli aiuti a Kiev "non sono carità" ma un investimento per il futuro della democrazia e della sicurezza globale. Il presidente ucraino ha anche insistito sulla necessità di avere altre armi: "Abbiamo artiglieria. E' abbastanza? Onestamente no", ha detto cercando di assicurarsi il sostegno compatto e bipartisan del Congresso anche quando a gennaio i repubblicani riprenderanno il controllo della Camera, con qualcuno di loro che si è detto stanco di staccare "assegni in bianco" a Kiev.
Dal tempio della democrazia occidentale il leader di Kiev non ha parlato solo agli Stati Uniti e all'Europa, ma si è voluto rivolgere direttamente al popolo russo, esortandolo a liberarsi dalla tirannia di Vladimir Putin. Un affronto per il Cremlino che, per bocca del suo portavoce, ha accusato gli Stati Uniti di "combattere una guerra de facto contro la Russia". "Questa visita lo dimostra, come dimostra che non c'è alcuna volontà di ascoltare Mosca", ha tuonato Dmitri Peskov, secondo cui "né Biden né Zelensky hanno detto parole che potrebbero essere viste come una potenziale disponibilità ad ascoltare le preoccupazioni della Russia".
Putin da parte sua non ha ovviamente gradito l'annuncio del presidente americano sull'invio di Patriot all'Ucraina ma, come sempre, ha ostentato sicurezza bollandoli come "obsoleti". "Dicono che li invieranno in Ucraina. Bene, che lo facciano. Schiacceremo anche i Patriot", ha minacciato lo zar, annunciando che Mosca "troverà un antidoto" anche contro questi sistemi di difesa anti-aerea. Poi ha risposto a Biden e Zelensky che nel loro incontro alla Casa Bianca hanno rimarcato più volte l'assenza di segnali da parte della Russia di voler aprire un negoziato per risolvere il conflitto. Un concetto ribadito nella conferenza stampa di fine anno anche dal segretario di Stato americano, Antony Blinken, secondo il quale da Mosca "non c'è nessun segnale significativo della volotntà di negoziare". "Tutti i conflitti armati finiscono in un modo o nell'altro con un qualche negoziato. E non abbiamo mai rifiutato", ha sostenuto il leader del Cremlino, accusando Kiev di rifiutare la trattativa.
E ancora: "Il nostro obiettivo è porre fine a questa guerra, stiamo mirando a questo. Prima finisce, meglio è. Prima i nostri avversari si renderanno conto che è necessario trattare, meglio sarà". Intanto, all'indomani della storica visita di Zelensky, la Casa Bianca ha voluto fare un punto sullo stato della guerra mettendo l'accento in particolare sulla pericolosità della milizia privata Wagner. "La sua influenza nel conflitto sa crescendo", ha avvertito il portavoce del Consiglio della sicurezza nazionale Usa John Kirby in un briefing con la stampa precisando che "Wagner spende 100 milioni al mese per la guerra e ha 50.000 uomini dispiegati, di cui 10.000 contractor e 40.000 detenuti reclutati dalle carceri russe". Non solo, i mercenari della brigata e il loro leader, Yevgeny Prigozhin, "stanno emergendo sempre di più come rivali dei vertici militari russi", tanto che "in alcune battaglie le truppe russe sono state subordinate agli uomini di Wagner". Una sempre maggiore autonomia dimostrata anche dal fatto che la milizia privata ha acquistato, a sue spese, armi dalla Corea del Nord. Pyongyang ha completato una prima consegna di armi a Wagner in Ucraina, ha detto Kirby, annunciando nuove sanzioni degli Stati Uniti contro il gruppo di mercenari.
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