Donald Trump non molla sulla Groenlandia.
Nonostante la controversa visita di una delegazione di primo piano Usa, che includeva il vice presidente Jd Vance e la second Lady Usha, sia stata ridimensionata in seguito alla reazione stizzita delle autorità dell'isola e di Copenhagen, il commander-in-chief non abbassa in toni ma anzi insiste nel dichiarare che il territorio autonomo danese passerà sotto il controllo degli Stati Uniti.
"Abbiamo bisogno della Groenlandia per la sicurezza internazionale. Dobbiamo averla", ha dichiarato The Donald al podcaster Vince Coglianese. "Odio dirlo in questo modo, ma dobbiamo averla", ha poi insistito.
Le frasi sono arrivate poche ore dopo l'annuncio che il vice presidente e la moglie si limiteranno a visitare la base della U.S. Space Force a Pituffik, sulla costa nord-occidentale dell'isola. Un netto cambio di programma rispetto alla prevista tre giorni all'insegna della cultura e delle tradizioni locali - inclusa la gara di slitte trainate da cani 'Avannaata Qimussersu' - assieme al consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz e il ministro dell'energia Chris Wright, che il premier groenlandese uscente, Mute B. Egede, aveva definito "altamente aggressiva".
La notizia del ridimensionamento della missione americana è stata accolta con favore dalla Danimarca con il ministro degli Esteri Lars Lokke Rasmussen che l'ha definita una "decisione positiva". "Visiteranno solo la loro base e su questo non abbiamo nulla in contrario". Prima del cambio di programma la premier danese Mette Frederiksen si era aggiunta al coro locale delle aspre critiche sulla visita definendola una forma di "pressione inaccettabile".
Resta il fatto che, secondo gli esperti, se pur limitato alla base americana lo sbarco della second couple in Groenlandia è il segnale che il piano per l'annessione procede, anche oltre le dichiarazioni roboanti del presidente Usa. La visita in un momento così delicato per i groenlandesi che non hanno ancora un governo è un segnale all'isola ma anche al resto d'Europa.
I negoziati per formare una coalizione sono ancora in corsa e anche se il gruppo politico più favorevole a Trump, il partito Naleraq che sostiene un percorso rapido verso l'indipendenza, è stato ora escluso dai colloqui per formare il prossimo governo, il probabile nuovo premier Jens-Frederik Nielsen è favorevole alla scissione dalla Danimarca, ma in modo più graduale.
Tra i maggiori ostacoli all'indipendenza ci sono la diversificazione dell'economia, in una terra dove la pesca rappresenta il 90% delle esportazioni, e la sovvenzione annuale da circa 3,5 miliardi di corone (506 milioni di dollari, più della metà del bilancio pubblico), che la Groenlandia riceve dalla Danimarca per finanziare i costosi programmi di welfare tipici del Nord Europa. Ma le minacce espansionistiche di Trump potrebbero riavvicinare la Groenlandia a Copenhagen.
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