Il governo del Kenya ha ordinato la chiusura di una dozzina di agenzie per il trasferimento di denaro in Somalia col sospetto che possano finanziare attività degli estremisti islamici. Lo ha reso noto una fonte governativa precisando che sono stati anche bloccati almeno 85 conti correnti di persone ed organizzazioni ritenuti sospetti. La misura è stata presa dopo il massacro al campus universitario di Garissa da parte dei fondamentalisti islamici somali al-Shabaab, con un bilancio di almeno 148 morti. Ieri intanto sono comparse in tribunale le cinque persone arrestate nell'ambito dell'inchiesta sul massacro al campus di Garissa La polizia ha diffuso i loro nomi. Si tratta di Mohammed Adan Surow, Osman Abdi Dakane, Mohammed Abdi Abikar, Hassan Aden Hassan e Sahal Diriye Hussien. Secondo gli inquirenti gli arrestati avrebbero fornito armi ai quattro terroristi poi uccisi nel blitz. Si indaga intanto su un sesto sospettato: un cittadino della Tanzania, Rashid Charles Mberekesho, in stato di fermo a Garissa.
Almeno 2.550 persone hanno marciato martedì a Garissa. Alla manifestazione hanno partecipato musulmani e cristiani, uniti e solidali contro la minaccia rappresentata dai jihadisti somali legati ad al Qaida. Lo riporta la Bbc online. Un altro corteo, che ha radunato centinaia di studenti, si è svolto invece a Nairobi in ricordo delle vittime della strage del college. Nella capitale i manifestanti hanno urlato slogan contro i jihadisti del tipo "siamo stanchi degli Shabaab", e poi si sono fermati davanti al palazzo presidenziale chiedendo risarcimenti per le famiglie degli studenti massacrati, la costruzione di un memoriale per le vittime e maggiore sicurezza nelle Università e in tutto il Paese contro la minaccia terrorista. "Noi potremmo essere i prossimi", ha detto Walter Mutai, uno studente di 22 anni di Statistica all'Università di Moi. "Queste persone (i jihadisti, ndr) possono colpire ovunque e noi non ci sentiamo sicuri". Il corteo di studenti ha anche attraversato una strada dove stazionano solitamente soldati e rivolgendosi ai militari i giovani hanno urlato: "dove eravate voi?", riferendosi ai ritardi della polizia nel rispondere all'assalto degli Shabaab al campus. Simili slogan sono stati indirizzati anche contro un presidio della polizia. Il governo del presidente Uhruru Kenyatta è stato aspramente criticato da alcuni media per i ritardi nella reazione contro i jihadisti. Ieri però il governo ha negato tali accuse.
Domenica e lunedì la vendetta del Kenya non si è fatta attendere. Jet dell'aviazione di Nairobi hanno bombardato alcune basi degli estremisti islamici al Shabaab nella regione di Gedo in Somalia, a pochi giorni dal massacro. E' la prima risposta militare del Kenya dopo che sabato il presidente Uhruru Kenyatta aveva minacciato gli islamisti di rappresaglie, affermando che il suo Paese avrebbe reagito "nella maniera più severa possibile, combattendo il terrorismo fino alla fine".
In diversi raid aerei le forze keniane hanno colpito due campi dei miliziani legati ad al Qaida, Gondodowe e Ismail, entrambi nella regione al confine con il Kenya. Nuvole di fumo provocate dalle bombe hanno reso difficile stabilire i danni dopo l'attacco o fare una stima esatta del numero di morti. "Abbiamo colpito due zone in quanto secondo le informazioni in nostro possesso, è da lì che provengono i miliziani che attaccano il Kenya", ha precisato un portavoce delle forze militari. Montano intanto le polemiche sulla sicurezza dopo che il quotidiano Daily Nation ha denunciato ritardi nel blitz della polizia al college. Secondo il giornale, le forze dell'ordine attesero ben sette ore prima di inviare un'unità delle forze speciali al campus, che una volta intervenute impiegarono solo trenta minuti per uccidere i fondamentalisti e porre fine all'assalto.
Ma il governo di Nairobi respinge le accuse. Il portavoce del presidente Manoah Espisu ha riferito alla Bbc online che i "militari arrivarono pochi minuti dopo l'assalto a Garissa e il loro intervento servì a salvare molte vite umane". In un Paese scioccato dalla strage, con le polemiche che investono le autorità, a lasciare ancora più a bocca aperta la popolazione è la notizia che uno dei terroristi che attaccarono Garissa era il figlio di un funzionario di governo.
Il portavoce del ministero dell'Interno, Mwenda Njoka, ha riferito infatti che nello squadrone della morte Shabaab c'era anche il kenyano Abdirahim Mohammed Abdullahi: suo padre, un alto funzionario nella contea di Mandera, aveva denunciato la scomparsa del figlio l'anno scorso dicendo di temere che fosse andato in Somalia. A quattro giorni dalla carneficina si è inoltre scoperto che uno dei cinque arrestati, un tanzaniano, non aveva con sé degli esplosivi quando venne arrestato dalla polizia, come invece era stato reso noto in precedenza. Intanto un noto parlamentare kenyano, Aden Duale, ha proposto la chiusura del campo profughi di Dadaab che ospita attualmente circa mezzo milione di somali, fuggiti dal loro Paese natale, affermando che la struttura è anche un "centro di reclutamento per i terroristi".
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