"Dicono sfacciatamente e senza vergogna che l'Ue dovrebbe rivedere i suoi negoziati con la Turchia. Fatelo. Ma non rivedeteli soltanto, prendete una decisione finale. Ma che succede se i negoziati finiscono e si aprono le porte, dove metterebbero quei 3 milioni di rifugiati" che sono in Turchia? "È questo il loro timore. Ecco perché non possono andare fino in fondo". Così il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, dopo le nuove critiche giunte ieri da Bruxelles all'escalation di arresti nel Paese.
"Con tutta la comprensione necessaria rispetto alla forte reazione al tentato colpo di stato: gli arretramenti colpiscono le radici del successo politico ed economico della Turchia dell'ultimo decennio. E' ora che Ankara ci dica cosa vuole davvero. Questa è una prova per la loro credibilità, ma anche per quella dell'Ue". Così il commissario Ue all'allargamento Johannes Hahn nel presentare all'Europarlamento il rapporto annuale sull'adesione della Turchia.
Appello curdi - "L'Unione europea dovrebbe andare oltre le semplici parole e agire subito con specifiche sanzioni contro il regime di Erdogan in Turchia". È l'appello lanciato da Hisyar Ozsoy, vice-leader del partito filo-curdo Hdp, dopo gli arresti di 10 deputati del suo partito, tra cui i leader Selahattin Demirtas e Figen Yuksekdag. "Se non si agisce adesso, Erdogan continuerà la sua repressione e tra un paio di mesi l'Europa avrà a che fare con un problema ancora più grande, quello di un regime dittatoriale", ha detto Ozsoy, parlando ai corrispondenti stranieri a Istanbul.
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