700 persone sono state uccise in Etiopia in un anno e mezzo di violenze che hanno trascinato il Paese del Corno d'Africa nell'attuale stato d'emergenza: lo afferma la Commissione governativa etiopica per i Diritti umani, attribuendo la maggior parte della responsabilità delle violenze e dei morti ai gruppi d'opposizione, specialmente nella regione dell'Oromia.
Lo scorso agosto, durante una manifestazione, erano rimaste
uccise 90 persone, mentre in ottobre in una manifestazione
dell'etnia Oromo erano morti in 300.
Dopo questa strage è stato
decretato lo stato d'emergenza. Organizzazioni per i diritti
umani e dell'opposizione accusano il governo di reprimere il
dissenso e di ricorrere spesso agli omicidi estragiudiziali. Le
proteste erano cominciate nel novembre 2015, con la crescente
richiesta di libertà, rispetto dei diritti umani e fine del
predominio politico dell'etnia tigrina sulle altre, a cominciare
dagli Oromo e Amhara.
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