Il caso di due donne che
sarebbero state uccise a colpi di pistola e date in pasto ai
maiali ha suscitato indignazione in Sudafrica. Il 20 agosto
scorso, i corpi decomposti di due donne africane erano stati
scoperti in un porcile di una fattoria della provincia nord
orientale del Sudafrica, il Limpopo. Il titolare della farm,
Zachariah Johannes Olivier, 60 anni, e i suoi co-accusati,
Rudolph de Wet, 19 anni, e William Musora, 50 anni, furono
arrestati il 23 agosto e sono comparsi oggi davanti al Tribunale
regionale di Polokwane, il caso è rinviato al 6 novembre. La
richiesta di libertà su cauzione da parte dell'agricoltore è
stata bloccata in attesa dell'esito dell'appello dello Stato a
un'ordinanza del tribunale che concedeva all'accusato accesso
alla prima dichiarazione da lui resa alla polizia. La
dichiarazione illustrerebbe in dettaglio come le due vittime,
Maria Makgato, 45 anni, e Lucia Ndlovu, 34 anni, siano state
uccise e i loro corpi successivamente gettati in un recinto per
maiali.
L'accusa sostiene che il 17 agosto Makgato e Ndlovu si sono
recate alla fattoria per raccogliere il cibo scaduto che
normalmente viene dato ai maiali. Le due donne sono state uccise
e i loro corpi sono stati gettati nel porcile, dove gli animali
hanno avuto accesso ai cadaveri, forse un tentativo di eliminare
le prove. Il marito di Ndlovu, Mabutho Ncube, che era con loro,
è riuscito a scappare. Ha raccontato di aver denunciato
l'incidente alla polizia e gli agenti hanno trovato i corpi in
decomposizione di sua moglie e della signora Makgato nel porcile
alcuni giorni dopo.
L'incidente viene visto come un caso di razzismo e potrebbe
esacerbare le tensioni tra bianchi e neri che esistono ancora
nelle zone rurali del Paese 30 dopo la fine del regime del
apartheid. La Commissione sudafricana per i diritti umani ha
condannato le uccisioni e ha chiesto un dialogo antirazzista tra
le comunità della zona.
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