(di Rodolfo Calò)
Le vittorie elettorali della sinistra in America Latina - dal Cile al Brasile, dalla Bolivia e, presto, all'Uruguay - confermano che nel continente è in corso una "ribellione democratica" che sta contrastando l'attuale globalizzazione capitalistica della povertà. A sostenerlo è uno dei leader di questa tendenza, il presidente boliviano Evo Morales, a Roma per una visita in cui ha anticipato quali saranno i prodotti di punta della partecipazione della Bolivia all'Expo 2015.
Morales, in un'intervista all'ANSA, ha detto che in "America latina c'è una ribellione democratica", accompagnata da programmi di governo "progressisti". Appena rieletto per la terza volta, con ben il 60% dei consensi, il primo presidente boliviano indigeno ha sostenuto che "nel popolo latinoamericano" c'è una profonda pulsione alla "liberazione, politica ed economica": "Molti popoli sono anti-imperialisti e anti-capitalisti" e come boliviani "stiamo esportando una politica sociale ed economica" alternativa.
Ad una domanda su cosa i governi possano fare per "governare la globalizzazione", Morales ha risposto che "bisogna globalizzare la ricchezza, non la povertà", come invece avviene nel sistema capitalista. L'ex leader del movimento sindacale dei cocalero boliviani ha notato che "c'è un libero mercato dei prodotti ma non c'è un libero transito di persone: che razza di globalizzazione abbiamo allora?", ha chiesto retoricamente.
Nell'auspicare una "solidarietà che sia globalizzata" e una "democratizzazione" delle ricchezza, Morales ha sottolineato quanto sia "importante che il popolo e lo Stato abbiano il controllo sulle risorse naturali" come il gas e riescano a sottrarsi ai diktat di Fondo monetario internazionale e Banca mondiale. "El Evo" ha ricordato che in Bolivia "lo Stato non fa concorrenza al popolo che produce la materia prima". Anzi, "lo Stato dona dal 70 all'80% di un progetto produttivo e il beneficiario contribuisce con il restante 20-30%". Citando anche Brasile, Ecuador e Argentina, Morales ha sostenuto che con i governi di sinistra ora "stiamo meglio di prima": in Bolivia "abbiamo ridotto l'estrema povertà dal 38 al 18%", ha ricordato il presidente che, nell'ambito di un fitto programma, martedì ha avuto un incontro privato con papa Francesco.
Il modello di sviluppo tratteggiato da Morales avrà una sua ribalta "globale" con l'esposizione mondiale di Milano dell'anno prossimo dedicata all'alimentazione. Il traino è costituito da piante e semi dalla forte potenza evocativa citati dal presidente: la quinoa, che gli incas chiamavano "madre di tutti i semi"; la moringa, che Fidel Castro considera il proprio elisir di lunga vita; e la "chia", pianta semisconosciuta ma ricca di omega3. "L'Europa, la Cina, possono produrre la quinoa, però nessun altro al mondo avrà mai la quinoa reale", ha sottolineato il presidente boliviano riferendosi alle proprietà organolettiche della pianta da cui si produce una farina dall'alto contenuto proteico in totale assenza di glutine.
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