Il Tribunale supremo elettorale (Tse) della Bolivia ha ufficializzato i risultati delle elezioni di domenica, sostenendo ufficialmente che il candidato Evo Morales ha vinto la corsa alla presidenza con il 47,08% dei voti, mentre il suo più diretto avversario, Carlos Mesa, ne ha raccolti il 36,51%. Lo riferisce l'agenzia di stampa statale Abi. Questo significa che il capo dello Stato uscente ha ottenuto, sulla base del 100% dello spoglio terminato ieri, il 10.57% di voti in più dello sfidante e quindi, in linea con la Costituzione boliviana, ha il diritto di dichiararsi vincitore.
La presidentessa del Tribunale, María Eugenia Choque, ha precisato che fra gli altri candidati si sono distinti il pastore evangelico Chi Hyun Chung del Partito democratico cristiano (8,78%) e Oscar Ortiz (4,24%). Uno dei giudici, Idelfonso Mamani, ha assicurato che lo scrutinio è avvenuto sulla base di liste di elettori "verificate ed affidabili", in un processo da cui è esclusa qualsiasi ipotesi di brogli, come suggerito da più parti. Sulla correttezza del processo ha vivacemente obiettato l'opposizione del partito Comunidad Ciudadana di Mesa e dei comitati civici, che hanno chiesto l'intervento dell'Organizzazione degli Stati americani. L'Osa ha anche direttamente proposto una revisione dello scrutinio e indicato che se il margine di vittoria di Morales fosse stato troppo stretto, sarebbe stato meglio procedere ad un ballottaggio il 15 dicembre. Questa posizione è stata appoggiata anche dall'Unione europea (Ue) e da quattro Paesi americani (Usa, Argentina, Brasile e Colombia).
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