Il Gran Mufti Mehmet Gormez, la principale autorità religiosa islamica sunnita turca, si è allineato sul governo di Ankara criticando a sua volta il Papa per le dichiarazioni sul genocidio armeno a suo parere "senza fondamento" e ispirate da "lobby politiche e ditte di relazioni pubbliche". In un discorso ad Antiochia, ripreso dall'agenzia ufficiale Anadolu, Gormez si è detto "preoccupato che lobby politiche e ditte di relazioni pubbliche abbiamo allargato le loro attività alle istituzioni religiose". "Se le società iniziano a interrogarsi sugli errori passati lo stesso Vaticano soffrirà più di chiunque altro", ha avvertito. Critico con il Papa, accusato di "calunnie" e "discriminazione", anche il presidente del parlamento turco Cemil Cicek, del partito islamico Akp al governo.
Ministro turco contro il Papa, è perché è argentino
Nuovo duro attacco da Ankara a Papa Francesco dopo le parole ieri a San Pietro sul genocidio armeno: il ministro per gli affari europei Volkan Bozkir ha detto che il pontefice ha parlato cosi perché viene dall'Argentina, un paese "che ha accolto i nazisti" e nel quale "la diaspora armena è dominante nel mondo della stampa e degli affari".
Gentiloni, toni turchi ingiustificati
"La durezza dei toni turchi non mi pare giustificata, anche tenendo conto del fatto che 15 anni fa Giovanni Paolo II si era espresso in modo analogo" a Papa Bergoglio che ha definito quello armeno un genocidio. Lo ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni rispondendo ai giornalisti a margine di una conferenza Ue-Mediterraneo. "L'Italia - ha aggiunto - ha più volte espresso solidarietà e vicinanza al popolo e governo armeno per le vittime e le sofferenze inflitte 100 anni fa. Gentiloni ha poi aggiunto che "sul riconoscimento giuridico" del genocidio "abbiamo sempre invitato i due paesi amici Armenia e Turchia a dialogare per evitare che questa situazione ostacoli" un rasserenamento delle relazioni.
Ban ki-moon, massacro fu crimine atroce
Il segretario generale dell' Onu Ban Ki-moon considera il massacro degli armeni da parte dell'impero ottomano 100 anni fa un "crimine atroce" ma non supporta la definizione di "genocidio" data nei giorni scorsi da Papa Francesco: lo ha affermato il portavoce delle Nazioni Unite Stephane Dujarric. Dujarric ha riferito che Ban Ki-moon ha preso atto delle dichiarazioni del Papa ed è consapevole delle "sensibilità inerenti la definizione dell'accaduto" nel 1915 e durante la commemorazione dei 100 anni dai "tragici eventi". Ha poi aggiunto che il segretario generale è convinto che la memoria e la costante cooperazione tra gli armeni e i turchi "mirata a stabilire la realtà dei fatti dovrebbe rafforzare la nostra comune determinazione a prevenire la reiterazione in futuro di simili atroci crimini". Rispondendo poi a una domanda in proposito, Dujarric ha detto che il segretario non ha intenzione di istituire una commissione internazionale sulla questione. "Ci sono stati colloqui con i Paesi e le comunità coinvolte - ha precisato - e credo sia importante che questo dibattito continui".
Il PUNTO
Altissima tensione tra la Turchia e il Vaticano dopo le parole di Papa Francesco sul genocidio armeno. Il ministero degli Esteri turco sostiene in una nota che parlare di genocidio degli armeni è "una calunnia". "Il genocidio - prosegue - è un concetto giuridico le rivendicazioni non soddisfano i requisiti di legge, anche se si cerca di spiegarle sulla base di una diffusa convinzione, restano calunnie". Papa Francesco, prosegue la nota dell'ambasciata, "nella sua dichiarazione si riferisce ai tragici eventi che hanno avuto luogo in Bosnia e in Ruanda come 'omicidi di massa', che sono riconosciuti come genocidi dai tribunali internazionali competenti. Egli, tuttavia, chiama gli eventi del 1915 un 'genocidio' nonostante l'assenza di tale sentenza del tribunale competente. Questo è significativo. Non è possibile spiegare questa contraddizione con i concetti di giustizia e di coscienza". Durante la messa per gli armeni celebrata ieri da papa Francesco "la storia è stata strumentalizzata per fini politici". La Turchia continua a negare che quello del 1915-16 sia stato un genocidio e combatte una guerra diplomatica permanente per cercare di impedire che venga riconosciuto all'estero da un numero crescente di stati. Dopo il richiamo de ministero turco non esclude nuove misure contro il Vaticano. Con l'ultima reazione alle parole di Papa Francesco sul genocidio armeno del 1915-16, la Turchia è ora senza ambasciatori in sette paesi, per crisi provvisorie o prolungate. Oltre all'ambasciatore in Vaticano Mehmet Pacaci, da tempo sono stati richiamati gli ambasciatori in Israele, Egitto, Libia e Siria, mentre non sono mai stati nominati in Armenia e a Cipro, due paesi con i quali Ankara non ha relazioni diplomatiche.
LE PAROLE DEL PAPA
Papa Francesco ha celebrato nella basilica vaticana la messa per il centenario del "martirio" (Metz Yeghern) armeno, durante la quale proclama "Dottore della Chiesa" San Gregorio di Narek. La Messa è concelebrata da Nerses Bedros XIX Tarmouni, patriarca di Cilicia degli Armeni Cattolici, alla presenza di Karekin II, Supremo Patriarca e Catholicos di Tutti gli Armeni, e di Aram I, Catholicos della Grande Casa di Cilicia. E' presente alla messa il presidente della Repubblica di Armenia, Serzj Sargsyan. Il ministro degli esteri turco Mevlut Cavuysoglu ha definito "inaccettabili" le parole di Papa Francesco. Il capo della diplomazia turca ha scritto su twitter che "le dichiarazioni del Papa, che non sono fondate su dati storici e legali, sono inaccettabili".
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