La "riunificazione" di Taiwan alla Cina "ci sarà": lo ha dichiarato il presidente cinese, Xi Jinping, che ha aggiunto che si tratta di "una questione interna alla Cina" che "non ammette interferenze esterne". Poco dopo la risposta di Taipei, secondo cui solo i 23 milioni di taiwanesi hanno il diritto di decidere "il futuro e lo sviluppo"dell'isola.
Pechino ha aumentato la sua assertività inviando a inizio ottobre, per quattro giorni di fila, quasi 150 caccia da guerra nella zona di identificazione di difesa aerea di Taiwan, a segnalare la crescente impazienza contro l'isola, che la Cina considera solo una "provincia ribelle" destinata alla riunificazione anche con la forza, se necessario.
Xi, alle celebrazioni per i 110 anni dalla Rivoluzione del 1911, ha affermato che la questione è nata dalla debolezza e dal caos della nazione cinese. "Il secessionismo di Taiwan è il più grande ostacolo alla riunificazione nazionale, una seria minaccia al ringiovanimento nazionale. Chiunque voglia tradire e separare il Paese sarà giudicato dalla storia e non farà una buona fine", ha aggiunto Xi, assicurando con toni perentori che "la riunificazione completa del nostro Paese ci sarà e potrà essere realizzata".
La soluzione di Taiwan "è determinata dalla tendenza generale della storia cinese, ma, cosa più importante, è la volontà comune di tutto il popolo cinese. La riunificazione nazionale con mezzi pacifici serve al meglio gli interessi della nazione cinese nel suo insieme, compresi i connazionali di Taiwan", ha detto Xi. "I compatrioti su entrambi i lati dello Stretto di Taiwan dovrebbero stare dalla parte giusta della storia e unire le mani per ottenere la completa riunificazione della Cina e il ringiovanimento della nazione cinese", ma coloro che dimenticano la loro eredità, "tradiscono la loro madrepatria e cercano di dividere il paese, non avranno una buona fine", ha proseguito Xi, aggiungendo che saranno disprezzati dalla gente e condannati dalla storia. "Nessuno dovrebbe sottovalutare la determinazione, la volontà e la capacità del popolo cinese nel salvaguardare la sovranità e l'integrità territoriale", ha messo in guardia il presidente.
Il Consiglio di Taipei per gli affari con la Cina, in risposta ai giudizi di Xi Jinping, ha dichiarato che di fronte alle ambizioni del Partito comunista cinese la presidente Tsai ha più volte ribadito che "non cederà né avanzerà", difendendo con forza sovranità e sicurezza nazionali e continuando ad approfondire la cooperazione con i Paesi amici. Allo stesso tempo, l'isola si "sforzerà di mantenere lo status quo di pace e stabilità attraverso lo Stretto di Taiwan", si legge in una nota. L'invito alle autorità di Pechino è ad abbandonare le misure provocatorie di intrusione e distruzione e a pensare sempre più apertamente alla chiave dell'interazione tra "pace, reciprocità, democrazia e dialogo". Il sistema di Taiwan è democratico e libero, crea una società prospera e mantiene la pace attraverso lo Stretto di Taiwan. Gli sforzi di stabilità sono stati affermati all'unanimità dalla comunità internazionale, il che dimostra che "la tendenza storica non è dalla parte dell'egemonia autocratica". Il Consiglio, inoltre, ha anche sottolineato che "il punto cruciale delle attuali relazioni attraverso lo Stretto risiede nella riluttanza di Pechino ad affrontare Taiwan, la Repubblica di Cina, senza rinunciare all'uso della forza contro Taiwan". L'altra sponda dello Stretto di Taiwan ha ripetutamente proposto le premesse per sminuire Taiwan, come "un Paese, due sistemi", "il principio della Unica Cina" e il "Consenso del 1992", minacciando l'isola con la forza pur di far accettare proposte che "sono state chiaramente respinte dal popolo di Taiwan".
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