Niente di fatto. Il vertice Ue sulle nomine finisce senza accordo tra i 28 e tutto il dossier slitta ad un nuovo summit convocato per il 30 agosto. Uno slittamento che fotografa lo 'scontro' non solo sulla poltrona del 'ministro degli esteri' Ue per la quale, almeno stasera, Matteo Renzi non l'ha spuntata su Federica Mogherini. "In 57 anni l'Italia qui, in questo palazzo, non ha mai posto un veto e non l'ha mai subito. Nemmeno oggi", dice il premier lasciando il Justus Lipsius, la sede del Consiglio europeo. Appena 24 ore dopo l'elezione di Jean Claude Juncker a presidente della Commissione, scricchiolano però le "larghe intese" tra popolari, socialisti e liberali che ieri avevano tenuto al Parlamento europeo. Secondo fonti Ue, in parte lo stallo si deve anche alla "posizione rigida" tenuta dall'Italia "spingendo molto sul nome della Mogherini, ma senza un'alternativa credibile". Nel mese a venire l'Italia - aggiungono le fonti - "dovrà lavorare molto se vuole soddisfare le sue ambizioni". Il presidente francese Francois Hollande ha confermato il suo "pieno appoggio alla candidata italiana" e ribadito che il ministro degli esteri Ue "sarà un socialista" "e donna", riproponendo così l'identikit della Mogherini. Ma Hollande ha riferito anche che sul suo nome "c'erano riserve da parte dei nuovi paesi, e reticenze da parte di quelli alle frontiere dell'est e al nord" e che "altri paesi non hanno esposto la loro posizione per non mettere in difficoltà la candidatura". Anche la Merkel, seppure meno esplicitamente, ha ribadito il suo sostegno a un Mr Pesc che sia esponente della famiglia socialdemocratica.
I leader erano arrivati spaccati al vertice straordinario convocato per chiudere la partite delle nomine sugli altri due 'top jobs' europei, Alto Rappresentante per la politica estera e Presidente del Consiglio europeo. E dopo cinque ore di 'seduta' - e una intera giornata di consultazioni e prove di intesa nei bilaterali - non hanno trovato la 'quadra', confermando le previsioni più pessimistiche che, appunto, ipotizzavano un rinvio. A dividere è stata la candidatura - italiana e del Pse - di Federica Mogherini alla successione di Catherine Ashton come ministro degli esteri europeo. Durante il pre-vertice dei popolari il 'negoziatore' Herman Van Rompuy aveva informato i leader Ppe che dalle consultazioni tra i 28 era emerso che "non c'e' una maggioranza qualificata" a favore della candidata italiana. Un dato di fatto che riapriva il vaso di pandora, ipotizzando una serie di possibili compromessi. Tra i quali - avevano riferito fonti Ppe - anche una soluzione Letta al Consiglio europeo per superare l'impasse del muro anti candidata dell'Italia. Dopo il vertice, Hollande spiega che "il presidente del Consiglgio dovrà avere il consenso di tutti" ed "avere la vocazione a unire". Già molte settimane fa i popolari avevano fatto sapere di apprezzare molto l'ex premier italiano. Ma dal Consiglio non sono arrivate conferme ufficiali dell' indiscrezione: fonti vicine a Van Rompuy ricordano che la storia "è un vecchio rumour". Altre fonti diplomatiche poi precisano che "quel nome non è stato fatto" nei bilaterali con Renzi. L'inquilino dell'Eliseo precisa che "oggi non si è potuto fare il nome del presidente del Consiglio perché potrebbe mettere in difficoltà un candidato che è in funzione". Ed il premier Renzi dice: "Se c'è un nome italiano noi siamo aperti a qualsiasi posizione. Ma se quel nome non c'è...". E, rispondendo ad una domanda, sottolinea: "Ho letto di Letta, stamattina di Monti, noi siamo aperti, ma se quel nome nome non c'è...". Così il vertice si chiude con il nulla di fatto. Alla sola idea, fonti comunitarie nel pomeriggio osservavano: "Sarebbe un regalo agli euroscettici, a Farage, a Grillo e alla Le Pen: l'Europa dimostrerebbe ancora una volta che non funziona".
La cancelliera Angela Merkel, che ha compiuto 60 anni mentre il summit si chiudeva senza un accordo, entrando allo Justus Lipsius aveva già avvertito: "Può benissimo essere che stasera ci sia solo una prima discussione e che non vengano prese decisioni". Contro la nomina di Mogherini è stata la presidente lituana, Dalya Gribauskaite, la prima ad uscire allo scoperto. "Vediamo che alcuni candidati esprimono apertamente le loro opinioni pro-Cremlino. Naturalmente, tali candidati sono totalmente inaccettabili per il nostro gruppo di paesi" aveva detto alla radio nazionale in mattinata. Arrivando al vertice rincara: "Sosterrò solo una personalità che abbia esperienza di politica estera, che sia neutrale e che rifletta le posizioni di tutti e 28 gli Stati membri, e che non sia filo-Cremlino". In più, il presidente della Commissione Esteri del Parlamento europeo nonché consigliere della Merkel, il tedesco Elmar Brok, parlando del ministro degli esteri italiano dichiara: "Come Alto rappresentante dovremmo avere qualcuno con esperienza di politica estera. Di più inesperto c'è solo il ministro ungherese (nominato a giugno, ndr)". Ora ci sarà tempo per comporre un puzzle in cui - come sottolinea il premier finlandese Stubb - "bisogna combinare 20 criteri per tre soli nomi".
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