La Catalogna cambia vita, intende sganciarsi dagli orari della Spagna e assecondare quelli europei. Non si tratta solo di pranzare un paio di ore prima o di anticipare i programmi televisivi di prima serata per mandare i ragazzi a letto presto: a Bercellona si prospetta un autentico cambio epocale nella vita delle persone, con cui si tenterà di accorciare la giornata lavorativa e consentire più ore di sonno, adeguandosi ai ritmi del resto del Vecchio continente. La commissione di studio, nominata dal Parlamento catalano, è in dirittura di arrivo: ha ricevuto le conclusioni di un gruppo di esperti, che ha studiato il problema negli ultimi mesi, per combattere l'abbandono scolastico e conciliare vita lavorativa e familiare. E si è data 20 giorni di tempo per presentare il rapporto finale ai deputati e metterlo ai voti, perché la riforma entri in vigore dall'anno scolastico 2016-17.
La rivoluzione, paradossalmente, è un ritorno a passato, perché la Catalogna tornerebbe all'orario solare che corrisponde al meridiano di Greenwich. Fu il dittatore Franco nel 1942 a spostarlo su quello degli "alleati" Roma e Berlino, perché fino ad allora gli orari spagnoli erano simili a quelli del resto d'Europa. Poi, nel Dopoguerra, gli altri Paesi tornarono a spostare le lancette, la Spagna no. Oggi, a sud dei Pirenei si continua a pranzare fra le 14:30 e le 16:00, a cenare dopo le 21:30 e l'orario di massima audience in tv si protrae fino a dopo mezzanotte, con la conseguenza che studenti e lavoratori non dormono a sufficienza. Al plurimpiego forzato negli anni del franchismo si deve anche l'abitudine della "siesta" di due ore al giorno - che oggi quasi nessuno fa più - o la pausa pranzo di tre ore. Accorciarla e rendere più flessibile il "lungo e rigido orario di lavoro, secondo le raccomandazioni degli esperti, consentirebbe di conciliare la vita familiare ed eleverebbe la bassa natalità.
Lo stessa vale per la scuola, dove viene consigliato uno studio per capire se c'è un neso fra gli orari e gli abbandoni scolastici. Più ore al lavoro anche nel commercio non significano maggiore occupazione, come indica il tasso record di senza lavoro in Spagna. L'attuale orario di apertura dei negozi 10-14; 17-21, secondo il rapporto "pregiudica la salute della società". Una chiusura anticipata, con l'orario continuato, non solo avrebbe benefici sulla salute dei commercianti, ma favorirebbe in inverno un notevole risparmio di energia. Sul fronte della pubblica amministrazione, gli esperti consigliano anzitutto una partita in bilancio per proteggere la maternità e servizi pubblici di assistenza alle famiglie. Il passo ulteriore è la riforma oraria, che la Catalogna potrebbe approvare come progetto pilota in Spagna, perché sia inclusa nella proposta di patto fra i partiti, che il governo regionale prevede di annunciare prima di agosto.
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