Non accenna a diminuire l'intenso flusso di migranti che sbarcano ogni giorno sull'isola greca di Kos, nell'Egeo orientale, la più vicina alla costa della Turchia. Da stamani all'alba, come riferiscono media locali, oltre 200 persone, per lo più curdi siriani provenienti dalla città di Kobane, sono arrivate a bordo di sei gommoni. Un altro gruppo di rifugiati è stato soccorso in mare da una lancia della guardia costiera. Intanto nella città di Kos, una dozzina di funzionari di polizia addetti alla registrazione dei migranti e al rilascio di documenti di viaggio provvisori, hanno rilasciato ieri circa 1.000 permessi, riducendo così notevolmente il numero dei rifugiati bloccati in condizioni miserabili in attesa di lasciare l'isola verso altre destinazioni. Il rudimentale centro di registrazione allestito nello stadio di Kos è in gran parte vuoto stamani ma un gran numero di rifugiati resta accampato fuori dall'impianto sportivo in attesa di registrarsi. Sull'isola è attesa frattanto una nave da crociera salpata dal Pireo in grado di trasportare più di 2.000 persone che dovrà evacuare i rifugiati ai quali sono stati forniti i permessi di viaggio temporanei. Almeno 260 poliziotti sono stati destinati a Kos e in altre isole dell'Egeo orientale dove arriveranno nei prossimi giorni per fornire assistenza alle autorità locali.
Dopo gli scontri il Capo della polizia di Atene invia rinforzi - Impreparazione e improvvisazione: sono queste - come rilevano diversi osservatori greci- le qualità che il governo e la polizia di Atene hanno dimostrato in queste ultime settimane nella gestione della crisi dei migranti e che sono emerse in tutta la loro drammaticità nelle ultime 24 ore con la rivolta di ieri sull'isola di Kos, teatro di duri scontri fra centinaia di rifugiati e un pugno di poliziotti. Mentre altre decine di migranti provenienti dalla vicina Turchia stanno sbarcando dall'alba di oggi su questo estremo lembo di terra greca nell'Egeo orientale, in risposta ai violenti incidenti di ieri, il capo della polizia greca (Elas) Dimitris Tsaknakis ha disposto l'invio sull'isola di due squadre anti-sommossa (40 uomini) a bordo di un aereo da trasporto militare C-130. A queste si stanno per aggiungere 12 poliziotti dell'unità immigrazione, tra cui uno che parla l'arabo, e altri 250 agenti provenienti dalle isole vicine. La frettolosa decisione è venuta in seguito all'allarme lanciato ieri dal sindaco di Kos, Giorgos Kiritsis, il quale aveva detto che la situazione poteva sfuggire di mano e che c'era il rischio concreto che potesse "scorrere sangue".
Il video delle tensioni
Sull'isola, dove vivono 33mila persone e che era mèta ogni anno di migliaia di turisti, ci sono ormai oltre 7.000 migranti in attesa di ricevere i documenti d'identità per poter proseguire il loro viaggio verso altri Paesi europei. I rifugiati sono accampati in tende da campeggio e sotto ripari di fortuna in giardinetti, parcheggi e viali nella cittadina di Kos e in parte sono stati trasferiti e chiusi all'interno dello stadio locale, trasformato in provvisorio centro di raccolta e distribuzione dei documenti, dove ieri sono avvenuti gli incidenti. Anche oggi sull'isola si sono registrati arrivi di altre imbarcazioni cariche di migranti, per lo più provenienti dalla Siria. Almeno due gommoni sono arrivati poco prima dell'alba su una spiaggia nella zona di Psalidi e decine di uomini, donne e bambini si sono poco dopo incamminati sulla strada di quattro chilometri che conduce a Kos. Sempre stamani, una motovedetta della guardia costiera italiana che partecipa a una missione di vigilanza della frontiera europea, ha portato a riva circa 50 persone soccorse in mare dopo aver legato uno all'altro diversi gommoni stracarichi. La gestione della crisi immigrazione da parte delle autorità elleniche è stata duramente criticata dall'organizzazione internazionale Medici Senza Frontiere che si è detta "molto preoccupata" per la situazione. Ancora più dura la presa di posizione dell'Agenzia per i Rifugiati delle Nazioni Unite (Unhcr) per l'Europa la quale ha detto senza mezzi termini che la risposta di Atene al problema è stata sinora "totalmente vergognosa" in quanto gran parte di coloro che sono sbarcati sulle isole dell'Egeo orientale sono stati costretti a dormire all'aperto senza poter disporre nemmeno dei servizi igienici.
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