Il Belgio comunque si conferma base di partenza e di rifornimento per il terrore che opera in Francia. A Molenbeek, da dove Salah è partito per andare a colpire a Parigi, si era procurato le armi anche Amedy Coulibaly, killer del supermercato kosher di gennaio. I ministeri dell'Interno francese e belga hanno deciso da oggi di lavorare in modo congiunto, anche se i primi risultati non sono stati spettacolari. In particolare, colpisce il fatto che alle 8 del mattino di sabato, pur fermato dalla polizia stradale a Cambrai - in prossimità del confine belga - per un controllo insieme con il fratello e un altro uomo, Salah non sia stato trattenuto per un clamoroso errore nonostante l'uomo risultasse da ore come colui che aveva noleggiato la Polo nera dalla quale erano sbarcati i tre kamikaze che hanno puntato i kalashnikov contro il pubblico inerme di giovani che ascoltavano un concerto rock al Bataclan. Raggiunta più tardi, nella Golf passata tranquillamente al confine belga, c'erano ormai soltanto il fratello di Abdeslam e l'altro uomo. Il ricercato era svanito nel nulla. L'uomo aveva guidato la Seat nera dalla quale erano scesi i killer col kalashnikov a seminare vittime fra i ristoranti dell'est di Parigi, poi aveva depositato il fratello Brahim nel caffè di boulevard Voltaire dove - seduto al tavolo - si è fatto esplodere azionando la cintura da kamikaze. Poi aveva parcheggiato l'auto in banlieue, a Montreuil, dove il veicolo è stato ritrovato questa mattina con tre kalashnikov all'interno. In seguito era stato raggiunto dal fratello accompagnato da un'altra persona, partiti alle 3 del mattino da Bruxelles con una Golf. Il puzzle dell'azione terroristica di venerdì comincia a prendere così forma: del primo gruppo di kamikaze, quello del Bataclan, si conosce da ieri il nome di Ismael Omar Mostefai, francese, 29 anni, un soggiorno in Turchia nel 2013. Del secondo, i tre kamikaze dello Stade de France, si conoscono Bilal Hadfi (viveva in Belgio e aveva combattuto in Siria con l'Isis) e Ahmad al Mohammad (presunto siriano entrato in Europa da rifugiato, ma la sua identità non è certa); nel terzo gruppo c'era il super ricercato Abdeslam Salah, il fratello Brahim morto suicida al ristorante, e forse un terzo uomo. La polizia francese continua a interrogare le sette persone della famiglia di Moustefai per cercare ogni indizio utile e ormai ha in mano diversi elementi per risalire a complicità e appoggi logistici. Aumenta intanto anche il bilancio delle vittime - i morti sono diventati 132 - e all'istituto medico legale procede il rito più crudele, quello del riconoscimento delle salme, in gran parte di giovanissimi. Molti gli studenti morti, fra spettatori del Bataclan e avventori dei bar presi di mira, tanto che domani mattina il presidente Francois Hollande e i principali membri del governo saranno alla Sorbona per osservare un minuto di silenzio. Dolore e tensione si respirano in ogni angolo della capitale, soprattutto nei quartieri est, quelli già colpiti a gennaio e adesso di nuovo nel mirino.
Mente sarebbe capo jihadisti cellula belga Verviers - I servizi di sicurezza belgi sospettano che dietro gli attentati di Parigi ci sia Abdelhamid Abaaoud, il cervello della cellula di jihadisti neutralizzata dalle forze speciali della polizia belga a Verviers a gennaio scorso. L'uomo è ancora latitante. Secondo quanto riporta la stampa belga, almeno due dei terroristi di Parigi erano amici di Abaaoud, ed avevano commesso insieme piccoli crimini a Bruxelles tra il 2010-2011. Abaaoud è scappato in Siria dopo che i belgi hanno abbattuto la sua cellula a gennaio.
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