Vienna va avanti con la linea dura sui profughi, con due nuovi segnali a Roma e Budapest: annuncia la possibilità di chiudere completamente il Brennero e nello stesso giorno la costruzione di una nuova barriera, stavolta lungo il confine ungherese. Due, secondo l'Austria, i pericoli da scongiurare: un Tirolo trasformato in "sala d'attesa", se il comportamento italiano non fosse abbastanza 'rigoroso' sulla gestione dei migranti in arrivo dal Mediterraneo; e gli effetti di una tendopoli per rifugiati a Koermend, in Ungheria. Nelle stesse ore, a Berlino, si parla una lingua completamente diversa: il governo di Angela Merkel ha annunciato infatti il raggiungimento di un'intesa per la prima "legge sull'integrazione" del Paese. Un "passo storico", così viene presentato dai socialdemocratici, nella Repubblica federale, che nel 2015 è stata investita dall'esodo di 1,1 milioni di richiedenti asilo. Nei confronti dei partner austriaci, però, la Germania tarda a prendere posizione. "Non si commentano misure di altri Stati", ha liquidato ieri la questione il portavoce di Merkel, Steffen Seibert. Per il governo del cancelliere Faymann è stato il ministro della Difesa, Hans Peter Doskozil, ad affermare all'Apa: "Se l'Italia continuasse a far passare i profughi e non prendesse indietro i respinti, chiederemmo di poter controllare anche sul suo territorio". Il Tirolo, ha avvertito, non deve trasformarsi "in una sala d'attesa". La risposta italiana, affidata al ministro degli Esteri Gentiloni, è stata immediata: la chiusura dei confini "sarebbe un brutto segnale per l'Europa". "Vedremo di cosa si tratta", ha aggiunto il titolare della Farnesina. "Se si trattasse di muri sarebbe grave, perché vorrebbe dire che si dimentica che i problemi vanno affrontati insieme e non certo, come ha ricordato il presidente della Repubblica, erigendo muri". L'Italia spera che Vienna si fermi agli "annunci". Ma in serata ne arriva anche un altro: dalla polizia austriaca, stavolta. È in preparazione adesso anche nel Burgenland, ai confini con l'Ungheria, una nuova barriera. Misure affrontate in vista dell'entrata in funzione di un campo profughi a Koermend. Tutta un'altra musica a Berlino. In un lungo vertice, protrattosi fino a tarda notte, Angela Merkel e i suoi riottosi alleati sembrano aver d'improvviso ritrovato l'armonia perduta, con la cancelliera che promette di dare un futuro a chi potrà restare in Germania. Ci sono nuove agevolazioni per entrare nel mercato del lavoro, e centomila cosiddetti 'Ein-Euro-Jobs', misure pubbliche per facilitare quest'integrazione. Merkel ha anche sottolineato che i richiedenti asilo hanno doveri da rispettare: i corsi di integrazione sono obbligatori, e l'accesso dei rifugiati sarà velocizzato. E ci saranno risposte forti per chi si macchia di reati. L'impegno del suo governo è "non solo registrare ma integrare", la sintesi. Un segnale di unità, dopo mesi di aspri scontri con Sigmar Gabriel e Horst Seehofer. Perfino lui, il ribelle bavarese che ha minacciato di portarla davanti alla Corte costituzionale se il numero dei migranti non fosse drasticamente ridotto, ha vestito i panni della colomba. Armonia necessaria: di fronte alla flessione registrata nei sondaggi di queste settimane dai grandi partiti nazionalpopolari, l'avanzata della destra populista di Afd può essere fermata soltanto se la politica si mostra ferma e coesa nell'affrontare i problemi e le ansie dei tedeschi.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA