(di Eloisa Gallinaro)
I sessant'anni dell'Europa non sono solo una celebrazione ma un'occasione di riflessione per affrontare le sfide che sono davanti a un'Unione che e' gia', dall'inizio, a piu' velocita'. Il professor Renaud Dehousse, presidente dell'Istituto universitario europeo (Eui), parla con l'ANSA del presente, ma soprattutto del futuro dell'Ue.
" Un anniversario importante perche' giunge in un momento in cui l'Unione Europea si trova alle prese con forti difficolta'. Per la prima volta da molto tempo non e' piu' mobilitata attorno ad un grande progetto come il mercato unico o la moneta unica. La crisi ha accentuato le differenze e le divergenze fra gli stati" afferma Dehousse, evidenziando che, per esempio, "l'Unione non e' ancora stata in grado di fornire una risposta comune alla crisi dei flussi migratori. Inoltre, l'Europa ha alle porte dei vicini che diventano sempre piu' minacciosi come la Russia di Putin o la Turchia di Erdogan". Di piu', anche "gli Stati Uniti che, se storicamente hanno sempre appoggiato il progetto di integrazione Europea, sembrano ora - con l'avvio della presidenza Trump - molto meno favorevoli se non talvolta ostili". E dunque, e' la convinzione del presidente dell'Istituto, "quest'anniversario deve essere non tanto un'occasione per la celebrazione di un glorioso passato, quanto per una riflessione su quella che dovra' essere la risposta Europea a tali sfide".
Sul tema che ha rischiato fino all'ultimo di compromettere l'unita' della Dichiarazione di Roma, quello dell'Europa a piu' velocita', il dibattito, secondo Dehousse, e' un "falso dibattito". L'Europa a piu' velocita', ragiona il professore, "e' un dato di fatto sin dalla nascita dell'integrazione Europea, ancora prima dei Trattati di Roma. Basti pensare che, quando nel 1950 in risposta alla dichiarazione Schuman i sei Paesi fondatori decisero di istituire la Comunita' Europea del Carbone e dell'Acciaio (CECA), ci fu chi protesto' contro quella che appariva gia' allora come una fuga in avanti di una piccola pattuglia di Stati piu' propensi all'integrazione".
E non e' un caso unico. "L'idea di abolire le frontiere interne con il Trattato di Schengen o l'avvio della moneta unica sono altri esempi importanti di tale tendenza". "Proprio per questo - spiega - non sono incline ad una discussione astratta sulle due velocita', ma ritengo che sia piu' opportuno concentrarsi sui problemi che l'Unione deve affrontare. Da un accordo sulla natura di questi problemi e sulle risposte da darvi deriveranno naturalmente delle scelte di natura istituzionale. Cosi' si e' sempre proceduto e ogniqualvolta si sia invece cercato di cambiare metodo e di affrontare tematiche astratte come i limiti geografici dell'Europa o il suo assetto istituzionale finale, abbiamo assistito a fallimenti clamorosi come nel caso della Costituzione Europea, ormai dieci anni fa".
Anche quest' anno, in maggio a Firenze, l'Istituto universitario europeo, fara' il punto su "The State of the Union", con ospiti internazionali e i maggiori esperti d'Europa, a partire dai vertici delle Istituzioni comunitarie. Il tema scelto per l'edizione 2017 spiega Dehousse al'ANSA e' "l'Europa dei cittadini, proprio perche' ci e' sembrato che, nella riflessione sui problemi dell'Europa, sia necessario partire dalla visione che ne hanno i suoi cittadini, i quali - com'e' noto - sono sempre piu' restii ad accettare le soluzioni che provengono da Bruxelles".
"Vi saranno - conclude - anche riflessioni sulla risposta europea alla crisi dei rifugiati e sui modelli di cittadinanza che si possono concepire per l'Ue. Quest'impostazione, che guarda tanto al futuro quanto al passato, ci e' parsa miglioreper rendere omaggio allo spirito dei padri fondatori".
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