Aveva già parlato di Charlie senza citarlo scrivendo venerdì in un tweet "difendere la vita umana, soprattutto quando è ferita dalla malattia, è un impegno d'amore che Dio affida ad ogni uomo". Ma oggi il Papa ha rotto gli indugi per invitare a rispettare il desiderio dei genitori del bambino di 10 mesi, colpito dalla sindrome da deperimento mitocondriale, per il quale i medici del Great Ormond Street Hospital di Londra dov'è ricoverato hanno deciso l'interruzione delle cure.
"Il santo Padre segue con affetto e commozione la vicenda del piccolo Charlie Gard ed esprime la propria vicinanza ai suoi genitori. Per essi prega, auspicando che non si trascuri il loro desiderio di accompagnare e curare sino alla fine il proprio bimbo", ha dichiarato questa sera il direttore della Sala Stampa Vaticana, Greg Burke.
Al piccolo Charlie, colpito da una malattia classificata come incurabile, è stato deciso di staccare le macchine che lo assistono, ma i genitori Chris Gard e Connie Yates sono contrari e nei giorni scorsi è stato concesso loro ancora un po' di tempo. La Chiesa si schiera dunque al fianco dei giovani genitori, al centro di una battaglia legale che li ha visti sconfitti. La coppia avrebbe voluto provare a sottoporre il figlio a una terapia sperimentale negli Usa, nell'estremo tentativo di salvarlo.
Un invito alla famiglia è arrivato anche dalla Cei. "Le strutture cattoliche, come il Gemelli o il Bambin Gesù, o altre strutture simili, sarebbero ben disposte ad accogliere questo fanciullo per potergli dare vita", ha dichiarato don Carmine Arice, Direttore dell'Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei e membro della Pontificia commissione per le strutture sanitarie. "Mi chiedo - ha aggiunto il sacerdote - perché ci debbano essere dei luoghi nei quali, la vita quando è così fragile, non possa essere altrettanto curata e custodita?". "Da parte della comunità cristiana non c'è solo una dichiarazione di solidarietà, c'è anche un intento concreto, per quanto permesso fare, di poter restare vicini a questa famiglia. E qualora chiedessero un aiuto più concreto, offrirlo" ha concluso.
Infine, di Charlie ha voluto parlare nel corso dell'omelia anche il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei e arcivescovo di Perugia:"penso alla vita fragilissima del piccolo Charlie Gard - ha detto - a cui va tutta la nostra attenzione, riflessione e preghiera. Come ha detto papa Francesco 'la vita si difende sempre anche quando è ferita dalla malattia'. Non esiste una vita non degna di essere vissuta. Altrimenti è la 'cultura della scarto'".
"Noi e soprattutto Charlie siamo stati terribilmente abbandonati lungo tutto il processo - hanno dichiarato i Gard su Facebook nei giorni scorsi - non ci è stato permesso di scegliere se nostro figlio potesse vivere e nemmeno quando e in che luogo dovesse morire". Hanno invece ringraziato i tanti comuni cittadini che hanno dato sostegno allo loro causa, ad esempio donando soldi per raggiungere ben 1,4 milioni di sterline che sarebbero serviti per portarlo negli Stati Uniti e tentare di salvarlo.
Ma non è stato possibile perché uno dopo l'altro i giudici britannici prima ed europei dopo hanno dato ragione ai medici del Regno che di fatto hanno deciso della sorte del piccolo, nonostante l'opposizione dei genitori, e stabilito che deve morire per non soffrire più. I Gard vogliono ora trascorrere le ultime preziose ore con il neonato: "Ci lascerà sapendo di essere stato amato da migliaia di persone". Mentre un portavoce dell'ospedale di Londra ha risposto con un freddo linguaggio burocratico che cercheranno di assistere i familiari in questo difficile momento e che da mesi si preparavano all'evenienza di dover staccare la spina al piccolo.
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