La delegazione iraniana torna a Vienna per partecipare ai colloqui con Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania per rilanciare l'accordo sul nucleare del 2015. Lo ha fatto sapere il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran Saeed Khatibzadeh, secondo quanto riporta l'agenzia Irna. La ripresa dei negoziati è stata confermata anche dall'Ue. L'obiettivo degli incontri, si apprende da Bruxelles, è quello di approfondire la possibilità di un nuovo impegno degli Stati Uniti nella partecipazione all'intesa e come assicurarne una piena ed effettiva applicazione da parte iraniana.
Secondo Khatibzadeh, per Teheran non potrà esserci un accordo fino a che non saranno rimosse tutte le sanzioni imposte dagli Usa alla Repubblica islamica dopo la scelta dell'ex presidente Donald Trump, definita come "sbagliata e distruttiva", di abbandonare il patto nel 2018. Le sanzioni sono "una linea rossa" ha affermato il portavoce, citato dall'agenzia Tasnim, e anche il Segretario del Consiglio supremo per la Sicurezza nazionale iraniano, Ali Shamkhani, ha scritto su Twitter che "un accordo nel quale non siano rimosse le sanzioni condizionerà l'economia del Paese e non può essere la base per alcun buon patto". Gli altri Paesi occidentali che partecipano ai colloqui di Vienna "sono di fronte a un test e ora la palla e nelle loro mani", ha detto ancora il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, invitandoli a prendere iniziativa contro le sanzioni Usa e accusando Washington di "avere fallito con la loro politica basata su pressioni e intimidazione".
Dopo mesi di negoziati, non è ancora stato trovato un nuovo accordo nella capitale austriaca per rilanciare il patto del 2015 e non ci sono ancora stati colloqui diretti tra Teheran e Washington, ma solo scambi di messaggi attraverso la mediazione dell' Ue.
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