Dieci milioni di dollari di gas in fumo ogni giorno. Mentre l'Europa arranca per i costi record dell'energia, la Russia brucia quotidianamente circa 4,34 milioni di metri cubi di Gnl nel suo impianto di Portovaya, vicino al confine con la Finlandia. Il dato, emerso da un'analisi della società norvegese Rystad Energy e condivisa dalla Bbc assieme ad un'immagine del satellite Copernicus in cui si evidenzia la radiazione infrarossa dalla combustione, conferma le immagini della Nasa già circolate all'inizio di agosto, dopo che Gazprom aveva ridotto al 20% la portata totale dei flussi verso la Germania attraverso il Nord Stream 1.
La conferma del ricatto di Mosca, secondo vari analisti. Ovvero la risposta del Cremlino alle sanzioni europee per l'invasione dell'Ucraina, con Vladimir Putin che brucia il gas godendosi lo spettacolo dei leader Ue in affanno a causa del costo dell'energia schizzato alle stelle. Una guerra ibrida che costringe i leader dei 27 ad una nuova riunione d'urgenza per varare misure contro i rincari delle bollette e allontanare l'abisso della recessione.
Intanto il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev allontana ulteriormente le possibilità di una soluzione al conflitto in tempi brevi. La rinuncia dell'Ucraina a diventare membro della Nato "non è più una condizione sufficiente per la pace", perché la Russia ora ha bisogno di ulteriori "garanzie di sicurezza", ha dichiarato, secondo quanto riporta la Tass, aggiungendo che al momento non c'è stata la necessità per Mosca di ricorrere all'uso delle armi nucleari in quella che i russi definiscono "l'operazione militare speciale" in Ucraina.
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