Una combattente curda si e' fatta esplodere tra i miliziani dell'Isis alle porte di Kobane, la città siriana al confine con la Turchia da giorni sotto assedio jihadista, diventata simbolo della resistenza della minoranza curda. L'attacco kamikaze "ha provocato dei morti, ma il numero non è ancora noto", ha detto il direttore dell'Osservatorio siriano per i diritti umani, Rami Abdel Rahman. Secondo Rahman, si tratta del primo attentato suicida conosciuto compiuto da curdi contro i jihadisti in Siria.
La protagonista, riporta il sito 'Free Kurdistan', si chiamava Arin Mirkin ed era una giovane donna madre di due figli. Il sito curdo la descrive come un'eroina, presentandola come comandante di un'unità femminile di combattenti capace di uccidere in battaglia 15 jihadisti e di distruggere un blindato, prima di farsi saltare in aria avendo ormai finito le munizioni. Nonostante la resistenza all'ultimo sangue dei peshmerga - uomini e donne - e nonostante i bombardamenti aerei delle forze Usa e della Coalizione anti-Isis (a cui nelle ultime ore si sono uniti gli F16 di Belgio e Olanda), che anche oggi hanno lanciato ondate di raid, l'avanzata dei jiahidisti peraltro non si arresta. Secondo un responsabile curdo siriano, i miliziani sarebbero arrivati a un solo chilometro da Kobane. Idris Nahsen ha invocato un ulteriore aiuto: in particolare, armi e munizioni. I raid aerei - ha detto Nahsen - non sono sufficienti a battere i terroristi sul terreno. Loro (la Coalizione) ci devono aiutare con armi e munizioni''.
Dopo la decapitazione del britannico Alan Henning per mano dell'Isis e le minacce 'a volto scoperto' contro Londra, la Gran Bretagna ha lanciato una caccia al 'jihadista della porta accanto', considerato il nemico numero uno. Il primo ministro David Cameron ha chiesto ai suoi servizi di intelligence di non risparmiare alcuno sforzo, di raccogliere e fornire tutte le informazioni necessarie per dare il via libera alle forze speciali della Sas, che sono sul terreno pronte ad intervenire, per accerchiare e catturare i terroristi che minacciano l'Occidente. L'obiettivo, in particolare, è la cattura di 'John il jihadista', il boia dell'Isis dall'accento britannico comparso nei video delle decapitazioni. Stando a quanto riferisce il Sunday Times, una squadra delle forze speciali britanniche sarebbe già nella regione in attesa della luce verde.
Secondo il resoconto del giornale tuttavia, pur avendo i servizi fornito informazioni sulla cellula terroristica nelle cui mani resterebbero altri ostaggi, le indicazioni per localizzarle non sarebbero al momento sufficienti per attivare un'operazione delle Sas, in quanto il gruppo sarebbe in continuo movimento nel deserto siriano. Media britannici danno anche conto di prime defezioni tra i miliziani dello stato islamico. Secondo il Sunday Times, un centinaio di jihadisti britannici avrebbero defezionato dall'Isis e sarebbero fuggiti da Iraq e Siria, ma resterebbero bloccati in Turchia nel timore che rientrando nel Regno Unito possano essere arrestati dalle autorita' britanniche.
''Per questi jihadisti la scelta e' diventata molto limitata: non possono tornare in Siria perche' verrebbero probabilmente uccisi per aver defezionato e non possono tornare in Gran Bretagna dove la prospettiva e' di andare in prigione'', spiega una fonte di ambienti governativi britannici, citata dal quotidiano. Sul terreno si registra intanto la prima vittima americana: si tratta di un marine di 21 anni, il caporale Jordan Spears, il cui corpo e' finito nelle acque del Golfo Persico in seguito a un incidente. L'elicottero su cui si trovava e' precipitato in mare subito dopo il decollo da un mezzo anfibio. Le ricerche del corpo, spiega il Pentagono, sono state vane.
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