Non accenna a placarsi l'ondata di violenza che in questi giorni ha colpito Israele e che ieri ha provocato la morte di sette palestinesi negli scontri con le forze dell'ordine a Gaza e a Hebron. Nella notte un altro palestinese è stato ucciso a Gerusalemme Est dopo avere sparato contro la polizia che ha risposto al fuoco, un secondo è stato colpito a morte dopo avere accoltellato due israeliani nel rione ortodosso della città.
Hamas chiama a una nuova 'Intifada', l'esercito denuncia 'violenti e multipli tentativi' di 'prendere d'assalto' la barriera di protezione a Gaza con più di mille manifestanti 'penetrati nella zona cuscinetto' con il lancio di 'granate, pietre e gomme incendiate' contro i soldati.
LA GIORNATA DI IERI
La tensione in Israele è alta mentre dalla Striscia il leader di Hamas Ismail Haniyeh ha invocato "un'Intifada per liberare Gerusalemme". L'appello di Haniyeh è arrivata dalla 'Moschea Palestina' in un discorso durante le preghiere del venerdì. E poco dopo centinaia di dimostranti si sono diretti verso il confine settentrionale della Striscia dove, a ridosso della barriera difensiva, ad un passo dal kibbutz Nahal Oz e del valico di Erez, hanno cominciato a tirare sassi e bottiglie incendiarie ai soldati dando inizio agli scontri. Media israeliani hanno riferito che i dimostranti hanno provato ad aprire una breccia nella barriera difensiva, ma l'esercito li ha respinti. La dimostrazione - è stato spiegato che oltre ai morti ha avuto secondo fonti di Gaza circa 60 feriti - è stata in solidarietà con la popolazione della Cisgiordania e per Gerusalemme.
"Siamo un unico popolo, dobbiamo coordinare un'unica strategia", ha arringato Haniyeh, assicurando che "malgrado il blocco imposto da Israele" Hamas è in grado di intervenire nel conflitto in corso a Gerusalemme e nei Territori. "Un rafforzamento dell'Intifada - ha concluso - è l'unica strada che può condurre alla liberazione". L'intervento di ieri di Haniyeh è sembrato evocare in qualche modo le parole del giorno prima del premier Benyamin Netanyahu che, al termine di una giornata che aveva visto quattro attentati in Israele a coltellate, ha addossato la responsabilità "dell'ondata di terrorismo" che scuote il paese "all'istigazione dell'Autorità nazionale palestinese, di Hamas, del movimento islamico e di alcuni Stati della regione".
E ieri - mentre a Gerusalemme la polizia per impedire nuovi disordini ha bandito per il Venerdì di preghiera la Spianata delle Moschee agli uomini sotto i 45 anni - sul campo ci sono stati altri tre attentati di matrice palestinese contro israeliani e un altro antiarabo.
Il primo in ordine di tempo è avvenuto a Dimona, nel sud di Israele, dove un israeliano, secondo la polizia per ritorsione, ha ferito a coltellate quattro arabi (due israeliani e due palestinesi). Tutti hanno avuto ferite leggere e l'israeliano è stato arrestato dalla polizia. L'attentato è stato condannato dal premier Benyamin Netanyahu: "Israele - ha detto tramite il suo ufficio - è uno Stato di diritto. Quanti ricorrono alla violenza saranno perseguiti per legge, chiunque essi siano".
Il secondo assalto ha colpito un ebreo ortodosso di 16 anni ferito a Gerusalemme da un giovane palestinese poi arrestato dalla sicurezza. Poco dopo a Kyriat Arba, colonia ebraica in Cisgiordania nei pressi di Hebron - dove ieri già si era verificato un altro assalto terroristico anti israeliano - un agente di polizia è stato accoltellato da un palestinese che poi ha tentato di rubargli l'arma. L'aggressore è stato quindi ucciso dalla reazione delle forze di sicurezza.
Nell'ultimo episodio di ieri un'araba israeliana di 29 anni di Nazareth ha tentato di accoltellare alla stazione degli autobus di Afula, nel nord di Israele un agente di polizia ma senza esito. La donna - come mostra un video postato sul web - è stata poi colpita dal fuoco degli agenti, ma le sue condizioni sono state definite non gravi. La tensione non accenna dunque a diminuire e in molti punti della Cisgiordania ci sono stati scontri tra manifestanti e esercito israeliano con diversi feriti, secondo fonti palestinesi. Una "grave escalation", ha denunciato papa Francesco, che coinvolge "civili innocenti".
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