L'offensiva lanciata dall'esercito iracheno, che ieri è entrato a Falluja, conferma le difficoltà militari del 'Califfato', sotto pressione anche in alcune regioni della Siria e in Libia, ma lo Stato islamico appare ancora capace di rispondere con contrattacchi micidiali.
L'Isis ha finora subito le peggiori sconfitte proprio in Iraq, il Paese dove è nato e dove nel giugno del 2014 ha compiuto una fulminea avanzata che l'ha portato ad impadronirsi di circa un terzo del territorio nazionale, compresa Mosul, che è diventata la sua 'capitale' irachena. In poco più di un anno, tuttavia, i jihadisti dello Stato islamico hanno perduto importanti città quali Tikrit, Ramadi e Sinjar. Lo scorso aprile il segretario di Stato americano John Kerry ha detto che l'Isis ha perso in Iraq il 40% dei territori che aveva conquistato. Ma le forze di Abu Bakr al Baghdadi continuano a controllare l'intera provincia di Ninive, nel nord, con capoluogo Mosul, oltre a vaste porzioni della provincia occidentale di Al Anbar, la più estesa del Paese.
Proprio ieri, in risposta all'offensiva governativa su Falluja, i miliziani dell'Isis hanno lanciato un contrattacco a Hit, a nord-ovest di Ramadi. In Siria nelle ultime settimane le sorti del conflitto contro lo Stato islamico hanno avuto fasi alterne sui vari fronti. A nord di Aleppo i jihadisti hanno compiuto un'avanzata contro le posizioni dei ribelli anti-governativi in direzione della Turchia, penetrando anche nella cittadina di Marea. Più a est, invece, le cosiddette Forze democratiche siriane, una coalizione di miliziani curdi e arabi, ha cominciato un'offensiva in direzione di Raqqa con il sostegno dell'aviazione della Coalizione internazionale a guida Usa. I combattimenti, tuttavia, proseguono intorno ad Ayn Issa, ancora una cinquantina di chilometri a nord della roccaforte siriana dell'Isis.
Lo Stato islamico, comunque, continua a controllare gran parte del nord della Siria, lungo la valle dell'Eufrate, e vaste porzioni di territorio intorno a Palmira, riconquistata dall'esercito siriano nel marzo scorso. In Libia, invece, sono in corso due offensive contro Sirte, la roccaforte dell'Isis. Una è condotta da ovest e sud da milizie di Misurata fedeli al nascente governo di unità nazionale del premier Fayez Al Sarraj. L'altra è stata lanciata contro Bin Jawad, 160 chilometri a est di Sirte, riconquistata ieri dalle Guardie delle installazioni petrolifere (Pfg). Ieri Martin Kobler, inviato dell'Onu per la Libia, ha stimato a circa 2-3mila i miliziani dell'Isis nella regione di Sirte e circa 2mila nel resto del Paese.
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