Paola Del Din ha rievocato la sua
vicenda straordinaria, di partigiana della brigata Osoppo e
agente dei servizi segreti britannici dello Special Operations
Executive (SOE), in un videocollegamento durante la
presentazione all'Istituto italiano di Cultura a Londra di 'Nome
in codice: Renata' (Utet), biografia scritta dal giornalista
Alessandro Carlini sulla medaglia d'oro al valor militare che lo
scorso 22 agosto ha compiuto 100 anni e ha ricevuto gli auguri
delle massime autorità italiane e britanniche: dal presidente
della Repubblica, Sergio Mattarella, alla presidente del
Consiglio, Giorgia Meloni, e a re Carlo III.
"Ho fatto quello che ho fatto semplicemente perché andava
fatto - ha detto la protagonista di questa storia dalla sua casa
di Udine - e la memoria delle tante persone, fra cui tantissime
donne, che hanno combattuto per la libertà deve essere ricordata
dalle nuove generazioni e difesa come un valore". Dopo il saluto
di Del Din, e un'introduzione del direttore dell'istituto,
Francesco Bongarrà, l'autore insieme alla professoressa Giuliana
Pieri della Royal Holloway University of London hanno ripercorso
la vicenda della patriota - come ama definirsi - nella Seconda
guerra mondiale, dall'adesione alla Resistenza, alla decisione
di vendicare il fratello partigiano Renato morto nell'assalto al
presidio nazifascista di Tolmezzo il 25 aprile del 1944, fino
alla pericolosa missione per portare documenti top secret agli
alleati attraversando l'Italia occupata e all'ingresso come
agente nel SOE. E al primo lancio noto con il paracadute di una
donna della resistenza, ad appena 20 anni, con non più di 4
giorni di addestramento da parte dei britannici.
"Paola Del Din, che scelse il nome in codice di Renata in
onore del fratello, è stata una Antigone - ha affermato Carlini,
evocando anche un richiamo alla Giornata Internazionale dell'8
marzo -, ribellandosi come tante altre donne a un potere brutale
e dittatoriale lottando in nome di una libertà di cui oggi
godiamo tutti noi".
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